L’Oltrepò Pavese, la bellissima zona collinare in provincia di Pavia, enoicamente parlando è sinonimo di Pinot Nero. Vinificato in rosso, con la volontà (utopica?) di ricavarne vini che possano in qualche modo ricordare quelli inimitabili prodotti in Borgogna, ma anche in bianco (purtroppo anche nella poco nobile versione bianco frizzante) come basi spumante.
Lavorare in purezza con il Pinot nero è molto difficile e rischioso: del resto in Champagne i Blanc de noir sono non casualmente una minoranza. Un filo meno rischioso, come si sono accorti di recente anche in terra oltrepadana, è il vinificare in bianco il Pinot nero, ma per destinarlo non alla produzione di metodo classico bianchi, bensì Rosé. E’ da questa consapevolezza che nasce l’operazione Cruasé, nome con il quale si designano gli Oltrepò Pavese metodo classico rosati Docg, prodotti con un minimo di 85% di Pinot nero.
Allora, direte voi, è un Cruasé che intendi consigliarci? Niente affatto, anche se teoricamente potrebbe esserlo. Infatti il produttore in oggetto, Monsupello, firma storica della scena oltrepadana, creata da quel grande uomo del vino che è stato Carlino Boatti, produce metodo classico a denominazione d’origine, e questo Rosé Brut porta in retroetichetta semplicemente la dizione “vino spumante di qualità”. E’ prodotto ovviamente con Pinot nero, 90%, con un 10% di Chardonnay, da vigneti posti nelle aree vocate di Torricella Verzate e Oliva Gessi. E' un metodo classico decisamente da tutto pasto, ottimo su tutta la succulenta gamma dei salumi locali: il mitico salame di Varzi ben stagionato, oppure pancetta (quella suprema, stagionata 48 mesi, che si gusta all’ottimo ristorante Prato Gaio di Montecalvo Versiggia), ma che potete arrischiare anche su un bel cotechino di quelli giusti con le lenticchie, vista la sua struttura abbinata ad un nervoso corredo acido.
E’ un signor vino questo “ripudiato Cruasé”, bello dal colore, più che un salmone scarico un rosa pallido sangue di piccione, molto brillante e luminoso, dotato di un perlage fine e continuo nel bicchiere. Il naso “parla” subito Pinot nero e Oltrepò: pieno, succoso, ricco, molto sul frutto, con pompelmo rosa a prevalere su ribes e fragoline di bosco, eppure fresco, screziato di note di erbe aromatiche, di note salate e petrose, di rosa, e decisamente vinoso, ma in modo garbato, senza volgarità.
Decisamente secco, perentorio, maschio, l’attacco in bocca, con un corpo ben pronunciato e una bella spalla che danno solidità al vino, lunga persistenza larga e piena, eppure bilanciata da un nerbo vivo, da un “sale” che assicurano una certa vibrazione ed una coda lunga e ricca di sapore.
Per gli amanti dei metodo classico che hanno la struttura di un vino rosso e una certa potenza, non disgiunte da dote apprezzabili di equilibrio, eleganza e da una notevole piacevolezza (dote purtroppo non comune in troppe “bollicine” oltrepadane): un vino che convincerà.