Come saranno i bianchi espressione dell’annata, definita da più parti classica, 2013? Avranno caratteristiche più simili a quelle dell’annata 2011, oppure saranno molti ricchi, pieni fruttati, come molti vini della calda annata 2012? In attesa di scoprirlo tra qualche mese, diciamo dall’epoca del Vinitaly in poi (so bene che svariati vini verranno commercializzati anche prima, ma occorre dare loro qualche tempo per assestarsi dallo choc dell’imbottigliamento prima di giudicarli), il momento attuale è ancora ottimo per continuare a bere con soddisfazione vini che con un anno abbondante di bottiglia hanno raggiunto un equilibrio e una piacevolezza ottimali.
Vini che sono tutt’altro che a “fine corsa” ma vantano ancora margini di miglioramento e di splendida tenuta nel tempo. Uno di questi l’ho trovato pescando nella denominazione, in grande spolvero e dai numeri sorprendenti, dodici milioni di bottiglie prodotte, 130 imbottigliatori, una quota di export pari al 65%, Lugana.
Una Doc, uva di riferimento e identitaria il vitigno Trebbiano di Soave localmente denominato Turbiana o Trebbiano di Lugana, che vanta una lunga storia, dato che vide la luce nel lontano 1967 (fu addirittura la prima in Lombardia) e che potremo definire lombardo-veneta, relativa ad una zona di produzione che comprende territori ricadenti nelle province di Brescia e Verona delimitata a nord dal lago di Garda. Gardesana dunque l’identità del vino e così forte la sua immagine e florido il suo mercato, che sebbene gli ettari vitati nel veronese siano solo 250 circa contro i mille dell’area bresciana, moltissime aziende veronesi, anche aziende leader nella concorrente denominazione Soave (cito un caso emblematico su tutti, Bolla) e grandi aziende venete dell’area Valpolicella e Bardolino hanno nella loro gamma un Lugana.
Questo grandissimo interesse ha come effetto che le uve di Lugana ed il vino, parlo di quello sfuso venduto in cisterna, si vendano a prezzi sorprendentemente elevati che sfiorano i tre euro a litro e i 140 euro a quintale di uva. E fa sì che nonostante il Lugana vinificato in provincia di Brescia rappresenti ben il 70%, quando si ragiona sul vino imbottigliato la quota relativa alle aziende veronesi sale al 50%. Una delle aziende che contribuiscono a delineare questa tendenza è, con sede in zona Bardolino, a Calmasino di Bardolino precisamente, l’azienda vitivinicola
Vigneti Villabella, creata nel 1971 da due soci, Walter Delibori e Giorgio Cristoforetti che tramite una politica vincente di crescita, controllata sempre dalle due famiglie, oggi nelle persone di Tiziano Delibori, Angela e Franco Cristoforetti, sono arrivati a disporre di un patrimonio viticolo di circa 220 ettari tra proprietà e gestione.
Larga parte degli ettari e della produzione sono in area Bardolino, ma l’azienda oggi produce un po’ tutti i grandi vini classici veronesi, Soave, Valpolicella (e Amarone della Valpolicella), Custoza. E, ovviamente, Lugana da vigneti a guyot posti nei comuni di Peschiera del Garda, Desenzano del Garda e Sirmione, lungo la sponda meridionale del lago di Garda, in un’area con suoli argillosi (argille bianche e argille nere) che conferiscono spiccata personalità ai vini. Denominato Cà del Lago e prodotto in un quantitativo piuttosto significativo, intorno alle 40 mila bottiglie, il Lugana 2012 di Vigneti Villabella ovviamente vinificato in acciaio, con macerazione del mosto a freddo e pressatura soffice, è non solo un eccellente tipico Lugana, ma uno di quei 2012 che stappati e bevuti in avvio di 2014 colpiscono per la loro freschezza e integrità. Per una capacità di farsi bere, accompagnato non solo al pesce di lago, ma ad antipasti freddi, salumi, primi a base di verdure, con grande piacevolezza.
Colore paglierino scarico con sfumature verdoline, mostra un naso molto delicato, sottile ed elegante, con prevalenza delle note floreali ed un accenno agrumato e di nocciola fresca. La bocca è nervosa, fresca, scattante con una bella vivacità e un bel nerbo acido e salato, ed il vino ha sviluppo e continuità al gusto, con una bella ricchezza di sapore, una sapidità minerale spiccata, grande equilibrio con un ritorno della vena agrumata nel finale, lungo e vivo.