Molto bella l'idea della tracciabilità totale, idea consumer-oriented del marchio modenese inserito nella galassia CIV: tanto bello, che basta inserire il codice per sapere tutto di quella bottiglia, e tanto mortificante quando poi il lotto non c'è. Dal più profondo del cuore al produttore, un suggerimento: fare le cose poi tenerle funzionanti, sennò la sensazione è quella di comunicazione gestita alla carlona.
Il vino: un Lambrusco non millesimato, spumantizzato in autoclave. Rosa "sorbarese", cioè una via di mezzo tra un rubino anemico e un rosa sanguigno. La spuma è generosa senza essere travolgente, e svelta.
Il profumo è semplice e prevedibile: la fragolina di bosco, e la chewing gum alla fragola, però vestito di un garbo che fa aggio sulla delicatezza e la compostezza.
Il sorso è perfetto, privo di asperità, quasi calligrafico. Si eleva dalle produzioni di vascello per quella nervosa sferzata acida e per un finale arricciato, che alle secchezze aggiunge una fiondata "brusca" che lo rende agile e piacevole.
Bicchiere di sicurezza per le merende all'emiliana, per 5 pleuri sugli scaffali della GDO.