DOP Lambrusco di Sorbara “Rimosso” - Cantina della Volta 2013

Una cosa va detta subito e senza esitazioni: questo vino fa autentici miracoli. Non solo perché è buono, anzi buonissimo, ma perché è riuscito a farsi assaggiare, ma che dico, bere, abbinato ad un cotechino con lenticchie da leccarsi i baffi, dalla mia adorata Lei, che i rossi, da ogni punto di vista, non li regge proprio e non li beve. Manco se sono i più grandi Barolo, al cui mistero gaudioso cerco d’introdurla con risultati quasi nulli, oppure sfiziosi rossi del Sud da vitigni autoctoni. Qualche risultato, tiepido, solo con i Nebbiolo di montagna della Valtellina, altrimenti pour Elle solo bianchi, rosati (che adora) e tante bollicine.

Però, quando complice l’atmosfera particolare del 29 o 30 dicembre, non ricordo la data esatta, le ho quasi urlato “ma dai cara, non possiamo bere Champagne anche sul cotechino!” (anche se avremmo potuto farlo, visto che funziona meravigliosamente…) e le ho messo, fresco al punto giusto, sugli 11 – 12 gradi, questo piccolo capolavoro nel bicchiere e lei ne ha ammirato subito l’ammaliante colore cerasuolo brillante, quasi una spremuta di ribes schizzata nel calice, ho capito che forse ce l’avevo fatta. E che perdiana, ci sarei riuscito a farle bere un po’ di rosso, perbacco!

Un rosso molto particolare, con le caratteristiche quasi di un rosato, o di un rosso con la suadenza e l’eleganza di un rosato, prodotto in quella Bomporto che un anno fa di questi giorni veniva colpita da una rovinosa alluvione, dove la Cantina della Volta di Christian Bellei continua a fare le cose mirabili che faceva già negli anni Ottanta il padre Giuseppe, e forse ancora meglio, affiancando ad un Brut metodo classico esemplare che vi ho già presentato, il Mattaglio, e altre cose da brividi, nientemeno che un Lambrusco di Sorbara metodo classico.

Un vino, il “Rimosso”, rivisitato in chiave “Spumante Metodo Classico” negli anni Ottanta, quando Giuseppe Bellei ebbe frequenti confronti e scambi di informazioni tecniche con la stazione enologica di Épernay, “ per individuare una modalità di vinificazione con rifermentazione in bottiglia, simile a quella dello Champagne che, anche senza l’ausilio dell’autoclave, potesse garantire un vino limpido in bottiglia, privo di fondo”. E poi ulteriormente perfezionato a partire dal 1986 da Christian, quando finiti gli studi in agraria e aver ribattezzato l’azienda paterna Cantina della Volta ne prese in mano direttamente la conduzione, dedicandosi a rimettere a nuovo la vecchia cantina di famiglia fondata nel 1920.

Niente di stregonesco o di misterioso in questo Rimosso: uve di Lambrusco di Sorbara coltivate in terreni alluvionali del fiume Secchia – e come non pensare al celebre poema del Tassoni? – vendemmia nella prima settimana di ottobre di uve raccolte a mano in cassette di una quindicina di chili massimo, macerazione delle uve in pressa a freddo, fermentazione alcolica dei mosti in acciaio, sei mesi di insondabile attività e poi imbottigliamento, con le bottiglie lasciate ad una temperatura costante di 12 gradi per consentire al vino di rifermentare e affinarsi sui propri lieviti.

Niente metodo Charmat dunque, il destino normale di larga parte dei Lambrusco modenesi, anche dei più intriganti (si chiamino Sorbara, Salamino di Santa Croce o Grasparossa di Castelvetro) ma la ben più complessa méthode champenoise, che regala ricchezza, personalità, fascino ai vini che se lo meritano. Che hanno già in sé, in nuce, i germi di tanto splendore.

Morale della favola, e che favola bella, un vino nel quale la freschezza, la piacevolezza, il brio sono i temi conduttori. Temi che più vedevo Lei prendere confidenza con il Rimosso, rimossa ogni sua prevenzione organolettica, per il fatto che in fondo fosse un rosso, e più apparivano a me di un’abbagliante evidenza.

Il colore innanzitutto, come vi ho già detto una meraviglia di jus de cassis, brillante e con una leggerissima velatura data dalla spuma “generosa”, quindi quel naso che subito ti porta dentro, ti avvolge, ti dà allegria come il sorriso e la dolcezza dei suoi occhi. Un naso tutta ciliegia, fragoline di bosco, erbe aromatiche, un qualcosa che richiama, hai ragione Christian!, le noccioline tostate, ma completato e impreziosito da note di liquirizia nera e di terra, un naso ricco, succoso, ben espresso e senza timidezze.

E poi, appena entrato in bocca, mentre il cotechino implorava “orsù sgrassami e dammi energia e slancio!”, l’attacco diretto, secco, incisivo, e lo sviluppo in chiave di intensa vinosità, un frutto ben espresso, goloso e croccante, con una bella vena di mandorla salata, una bella tensione e articolazione, un grande equilibrio che invoglia a bere, quell’acidità lunga e vibrante che innerva il vino e lo rende persistente, pieno di vita, freschissimo.

Tanto da rinnovare ad ogni sorso – alternato ad un bacio a Lei, un bacio e un sorso - perché l’amour c’est toujours l’amour, Messieurs, il piacere di bere, di farsi contagiare da questa mirabile energia di terra e di uva che si fanno vino. La joie di essere vivi e benedire Bacco per averci risparmiato la condanna di essere astemi. E naufragare m’è dolce in ‘sto Rimosso…

Come aveva ragione Ludwig Feuerbach: “la felicità, come un vino pregiato, dev’essere assaporata sorso a sorso”, perché il vino, Ovidio aveva visto bene, “prepara i cuori e li rende più pronti alla passione”…