Fa sempre una certa impressione pensare che ad Ischia possano sussistere condizioni di viticoltura eroica con vigneti terrazzati a forte pendenza come si trovano in regioni alpine come la Valle d’Aosta o la Valtellina, eppure su questa meravigliosa isola, dove la
viticoltura ha origini millenarie e non riveste importanza solo produttiva ma assume connotazione di tutela paesaggistica e di salvaguardia etnico-culturale, si verificano autentiche condizioni di viticoltura di montagna o eroica e la conduzione dei vigneti comporta costi, fatica e tenacia incredibili.
Nella storia moderna del vino ischitano l’azienda di riferimento, imprescindibile, riconosciuta da tutti è Casa D’Ambra, fondata da Francesco D'Ambra, ovvero Don Ciccio, che si dedica, fin da giovanissimo, al commercio del vino d'Ischia, cui succedono, nel 1952, i figli Mario, Michele e Salvatore. E’ però stato Mario, nel 1984 divenuto unico proprietario della D'Ambra Vini, a delineare l’identità dell’azienda e a farla conoscere nel mondo, tanto da meritarsi alla sua scomparsa
un bellissimo libro, edito da Veronelli editore, scritto da Manuela Piancastelli. Dal 2000 la proprietà passa ad uno dei tre nipoti, l'enologo Andrea D'Ambra, il più giovane dei nipoti di Mario, che ha continuato senza cambiamenti il lavoro di Mario. Ogni vino della gamma di Casa D’Ambra – dal 1966 i vini d’Ischia sono Doc – merita rispetto e attenzione, soprattutto considerando che vedono protagonisti vitigni autoctoni come Biancolella, Forastera e Per''e Palummo, Guarnaccia.
Con un lavoro a favore della viticoltura ischitana mirabile, perché oltre alle uve dei 5 ettari di proprietà, quattro ettari in località Frassitelli, un ettaro in località Montecorvo e alla conduzione – assieme a viticoltori locali - di 6 ettari nelle zone più vocate dell'isola, Casa D'Ambra acquista ogni anno circa 5.000 quintali di uva da 150 viticoltori ischitani, di cui 120 associati in Cooperativa. Inoltre, in una meritoria opera di recupero delle vecchie varietà, nel 1995 l’azienda ha dato vita ad un campo sperimentale, una sorta di banca genetica per la ripresa delle varietà scomparse, impiantato nella tenuta Frassitelli, dove varietà quali Guarnaccia e Guarnaccello, la Coda Cavallo e Streppa rossa, Rillottola e il Don Lunardo, e poi la Catalanesca, l'Uva romana, l'Uva procidana, e l'Uva coglionara, potranno tornare a vivere.
Ottimo il Biancolella, cuvée di Biancolella, Forastera, San Lunardo e Uva Rilla, splendido il Forastera vinificazione in purezza dell’omonima uva, e passando ai rossi meravigliosamente identitari e ischitani, il
Per’E’ Palummo ed il
Mario D’Ambra, cuvée di Guarnaccia e Piedirosso, ma il vino simbolo dell’azienda, il risultato più alto, resta sempre il
Frassitelli, esaltazione in purezza della grandezza dell’uva Biancolella proveniente dalla Tenuta Frassitelli (Pietra Martone e Tifeo), quattro ettari di vigneto in forte pendenza a 600 metri di altezza con esposizione a Sud Sud-Ovest, dove le lavorazioni viticole sono facilitate da un particolare trenino a cremagliera installato nel vigneto.
Un grande classico del vino italiano che prevede un contatto prolungato sui lieviti dopo la fermentazione e bȃtonnage. Un vino di cui Andrea D’Ambra suggerisce l’abbinamento ad antipasti, primi piatti di pesce e pesce, linguine agli scampi, coniglio di fossa, secondi a base di pesce in ogni preparazione (la duttilità del vino è strepitosa). Ho avuto recentemente la stupenda opportunità di degustare tre annate, 2012, 2011 e 2010 di questo vino esaltante, e pur apprezzando la mineralità spiccata, l’energia, la compostezza delle due annate precedenti, la nostra “commissione d’assaggio”, ovvero la mia Lei ed il sottoscritto, hanno deciso che il più completo e spettacolare dei tre fosse nientemeno che il più giovane, il 2012.
Paglierino oro squillante il colore una volta versato il vino, dall’elegantissima bottiglia, nel bicchiere, con un trionfo mediterraneo, scintillante, di profumi che evocano il sole ed il mare, frutta gialla matura senza esagerazioni, e poi agrumi, mandorle, ginestra, nocciola, fieno, miele ed una pietra focaia precisa a comporre un bouquet emozionante per finezza, nitidezza, precisione, con tanto sale a rendere queste sfumature ancora più fresche, precise, intense.
E poi che bocca, quale agilità sinuosa e setosa nel disporsi sul palato e conquistarlo, con frutta succosa, una cremosità delicata, compostezza, una capacità di giocare in larghezza e consistenza ed in profondità con nerbo verticale e preciso, persistenza lunghissima e ancora un sale, una scattante vena minerale a dettare il ritmo, a comporre la sinfonia gustativa di questo bianco di classe superiore, inno alla grandezza dell’uva Biancolella e dell’antica e sempre attuale viticoltura ischitana.