Lo dico subito: questo Fiano, non avellinese, ma salernitano, meglio, cilentano, ovvero originario del Cilento, la Lucania occidentale, è stato uno dei miei migliori assaggi di bianco degli ultimi mesi. Un vino folgorazione che ha subito fatto esclamare alla mia Lei e a me, ma da dove arriva ‘sta meraviglia?
Arriva, come ho detto, da quest’antica subregione montuosa della Campania in provincia di Salerno, dichiarata dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità, e precisamente da Rutino, centro agricolo del basso Cilento, posto “sul versante destro della media valle dell'Alento, su uno sprone del poggio sulla cui cima si erge il poderoso castello di Rocca Cilento”, borgo di 1000 abitanti scarsi, 400 metri d’altezza, dove si producono olive, uva da vino, fichi e cereali e pascoli e boschi sono estesi, un borgo agricolo insomma, noto anche per aver dato i natali a quel grande latinista, poeta e traduttore che è stato Enzio Cetrangolo. Ed è un vino che vi consiglio assolutamente di procurarvi e di “ascoltare”, perché i grandi vini non si bevono solo, ma si presta loro attento ascolto, magari tenendo come sottofondo brani come Lo Guarracino, Sia maledetta l’acqua o ‘O cunto ‘e Masaniello di quegli autentici geni che sono stati i fondatori della Nuova Compagnia di Canto Popolare o una Tammurriata nera esaltata in questa performance storica di Peppe Barra & friends.
A creare questo capolavoro, ‘stu eno-babà dalla splendida etichetta, l’azienda agricola vitivinicola Barone, fondata dal 2004 da Giuseppe Di Fiore, Francesco Barone e Perrella (basata su una completa e profonda ristrutturazione di una cantina Sociale preesistente) che conta su dodici ettari (8 di proprietà e 4 in affitto) di un terreno a tratti difficile da domare, di natura argillosa calcarea. Meno di centomila le bottiglie prodotte, tutte espressione dei due vitigni identitari locali, Aglianico in rosso e Fiano in bianco, destinate ad una coltivazione di tipo tradizionale, in conversione biologica, con concimazioni organiche.
Un vino che mi verrebbe da definire slow, dedito a quell’elogio e alla scoperta della lentezza celebrati in un capolavoro dello scrittore tedesco Sten Nadolny, un vino poesia che poteva nascere solo in una zona ed in un paese, “diventato l’emblema di uno stile di vita lento e pieno di umanità in contrasto con la velocità e l’aggressività insinuate dal progresso. È questo lo spirito del luogo, che ispira i suoi abitanti nella strenua difesa e nell’appassionato recupero di un patrimonio agroalimentare e di una produzione vitivinicola senza eguali”. Non sono mai stato a Rutino ed in Cilento, ma credo davvero ci sia davvero qualcosa di magico in quel luogo, e che sia perfetto il motto aziendale, che figura in piccolo in fondo all’etichetta, motto che recita “Ogni male stuta, ovvero il vino fa passare ogni infermità”.
Non ho purtroppo ancora assaggiato gli altri vini, tra cui un rosato di Aglianico, la Primula rosa, ed un rosé, sempre da uve Aglianico, ma metodo classico, La mia Prediletta, il Moscato secco La Borghese, l’uvaggio bianco, mix di Fiano e di una vecchia uve autoctona come il S. Sofia (cos’è? Nu saccio nnente…) denominato Vestalis, ed il Paestum rosso Marsia, cuvée di Aglianico-Barbera-Primitivo, ma “Maronna” che buono ‘stu Una Mattina, Fiano in purezza da una vigna di 15 anni esposta a sud, a 400 metri di altezza, allevata a Guyot con 5000 piante ettaro, vinificato e affinato in acciaio, e filtrato il minimo indispensabile prima dell’imbottigliamento!
Colore paglierino di media intensità e grande brillantezza, naso composito, intenso, salato minerale, profumato di pietra focaia, fiori di pesco, nocciola e mandorla fresca, glicine, con sfumature di mela e pera, a comporre un insieme vibrante. Attacco in bocca da colpo di fulmine, da innamoramento senza possibilità di resa, senza se né ma, freschissimo, con nerbo scattante, largo eppure lungo, con magnifica ricchezza di sapore, profondità, ampia tessitura e una vena salata dominante che non ti molla mai e ti pervade palato e retrogusto.
Cosa volete che vi dica: io queste vigne di Rutino l’aggiò a camminà!