Parlare di vini naturali - cercando di non farlo in modo ideologico - significa correre il rischio in impantanarsi in paludi senza fine. La scarsa propensione all'approssimazione e l'amore per il dubbio praticato con cura portano sull'orlo di questo Syrah fatto con i piedi. Che per una volta non significa "fatto male", giusto per instillare qualche quesito in più.
Più dal verso del sangue che dal verso del rubino, questo syrah si arrampica sul vetro con poco pigmento. Perde grevure oscure dopo la mezz'ora, e si libra sull'ondata alcoolica, pronta a raffreddare i 14° di targa. Poi tutto si compone, si alza e si erige: facendo leva sul frutto, su poca spezia dolce, sul finale leggermente etereo. Sulla buccia d'uva appena spremuta, molto matura.
Poi l'assaggio: non ostante la forza esplosa ecco quell'andare lineare che sorge da un abbocco preciso, da una compostezza che è più misura che costruzione, con un termine forse s'arrende troppo presto per quanto promette, ma di certo regala un'eleganza che da queste parti - dalle parti di Cortona - non si trova facile.
Da praticare senza fretta, con il calore delle ore.