Ancora un rosato di Nebbiolo, ma questa volta non proveniente da Langhe o Roero, ma da un altro distretto piemontese che con il Nebbiolo vanta grande e antica confidenza, ovvero l’area novarese dell’Alto Piemonte e delle sue colline orientali. Un rosato che arriva da un’azienda di storia abbastanza recente, creata nel 1997 con la precisa intenzione di riprendere la tradizione vitivinicola di un nonno dei due artefici, Giuseppe Fassa, viticoltore a Briona nel novarese sin dai primi del ‘900. E così Corrado Fassa con sua moglie Cecilia Bianchi, cui l’azienda agricola è intestata, anche se l’azienda porta il nome di Vigneti Valle Roncati, hanno dapprima ripreso l’attività di viticoltori e poi, dal 2005, sono passati dall’altra parte della barricata trasformando le proprie uve, vinificando in proprio e affrontando il mercato.
In totale dispongono di nove ettari di vigneti, distribuiti sui territori di Briona (dove è situata la cantina), Sizzano e Ghemme, da cui ottengono Sizzano, Fara, Vespolina, Barbera, Colline Novaresi Nebbiolo, Erbaluce, Uva rara. Vigneti collinari su suoli di origine morenica, formati su materiale di recente erosione che si è depositato ai piedi dei pendii e nei fondi valle. Terreni, quindi, particolarmente ricchi di sali minerali particolarmente adatti al Nebbiolo e alle altre uve autoctone, Barbera, Vespolina ed Uva rara, che qui vengono coltivate. Tradizionalisti nella scelta delle uve e nella filosofia – “la nostra scelta è stata da sempre quella di valorizzare le varietà autoctone, esaltando così le tradizioni di una terra che ha sempre fatto del vino il suo elemento di maggior pregio”, dicono – i protagonisti di Vigneti Valle Roncati sono aperti al moderno quando lo ritengono necessario. Hanno così abbandonato per le loro vigne la tipica forma di coltura locale del “quadretto novarese” o “maggiorino”, caratterizzata, secondo loro, da una grande quantità d’uva a discapito della qualità, per orientarsi verso filari a spalliera con gestione della chioma con potatura a Guyot ed inerbimento costante dell’interfilare.
Non ho avuto modo di assaggiare i loro vini più impegnativi affinati in legno come Fara e Sizzano e il Nebbiolo Vigna di Sotto, e i due Colline Novaresi Barbera Vigna di Mezzo, uno dei quali passato in barrique e tonneaux, ma sono rimasto davvero favorevolmente colpito, tanto più non avendolo mai assaggiato prima, dal loro Colline Novaresi Poderi di Sopra rosato, annata 2013 ovviamente, un Nebbiolo in purezza prodotto con la classica tecnica di vinificazione che prevede un delicato contatto alla spremitura del mosto con le bucce, che durante la loro rottura cedono il caratteristico colore rosato. Fermentazione e affinamento in acciaio.
Un rosato dalla grande duttilità, da antipasti freddi a piatti di pesce, da piatti dove siano protagoniste le verdure, anche ripiene, a umidi di carne, dal colore molto delicato e bello a vedersi, un cerasuolo pallido pelle di pesca, brillante e vivo, dai profumi delicati e complessi, con note che variano dalla pesca noce al lampone agli agrumi alla rosa, ad una leggera vena di miele, e compongono un insieme di grande fragranza e dolcezza espressiva. La bocca è fresca, viva, con un frutto maturo al punto giusto, un’acidità presente ed equilibrata, un tannino discreto, un gusto teso, asciutto, ben strutturato e pulito, una vena di dolcezza che rende il vino estremamente piacevole.