A metterlo in poesia sarebbe un endecasillabo a rima alterna: magniloquente, scolpito, tridimensionale. E per questo anche un poco inattuale.
Il giallo è d'oro, la trama impressinante: quasi oleoso.
Il naso si porta addietro l'opulento carico di frutta stramatura, una virgola sospesa di surmaturazione. Poi, precisa, la ghigliottina a perpendicolo della mineralità: una parete di granito che chiude l'odorato, introducento un assaggio importante: untuoso sul palato, si spande sul palato sostenuto da una paletta alcoolica travolgente (ben 15°).
Nel centro oltre ai burri anche le piccanze, lo zucchero, la sensazione vellutata di miele.
Poi una tenuta lunghissima, appesa allo zucchero disperso in una traccia bittersweet alle soglie della percezione. Manca d'acidità, ma è un bicchiere formidabile, in senso letterale.