Marco Caprai, occhi pervasi dalla scintilla di un intelletto in continuo movimento e sorriso di chi crede in ciò che fa senza nasconderne le occhiaie della fatica: lo incontro a Vinitaly per assaggiare il suo Nero Outsider e, salendo le scale del suo ristorante-container-motorhome mi viene in mente la scena del film in cui Carlo Verdone fumando dice "E' che s'è detto tutto!"
Negli ultimi anni il mondo del vino tra bio (delle accezioni -logico e -dinamico) ed eco con i prefissi ci ha dato veramente dentro, tanto che è ormai prossimo l'ultimo grido del "fallo come ti pare purchè sia buono". Poi arrivi da Marco che, tra un fiorire di carbon free e di lotta integrata te lo scrive in verde a lettere cubitali alla maniera della Nike "Do it sustainable", e poi te lo spiega.
Cosa significa sostenibilità per un'azienda vinicola? "Il successo del presente dipende dai suoi effetti sul futuro": in pratica, se oggi sfrutti e deturpi, domani ti rimarrà ben poco da sfruttare e deturpare, e siccome il nomadismo vinicolo non è praticabile - specie data l'attenta predilezione per il frutto delle vigne vecchie - non resta che conservare e proteggere.
Certo che ridurre l'impatto ambientale per integrare agrosistema vinicolo ed ecosistema non è una passeggiata e significa tutelare la biodiversità e la conservazione del suolo, attuare risparmio energetico ed idrico con il riciclo delle acque irrigue attraverso fitodepurazione, sostituire tecniche manuali e meccaniche per combattere le varietà infestanti riducendo l'uso di prodotti chimici , fare uso di sistemi di compostaggio per il riciclo. Ma sostenibilità significa anche ripagare il giusto a coloro che con il loro contributo umano di mano d'opera e ingegno partecipano alla creazione di quelle meraviglie in formato 0,75 l che ci ritroviamo sulle tavole.
Mi piace pensare a tutto questo mentre assaggio l'Umbria IGT Nero Outsider 2007 e sorrido all'idea che Marco, pur essendo campione del Sagrantino nel mondo, - il più ritroso e renitente dei rossi autoctoni - infischiandosene dell'etichetta dell'anti-internazionalismo, a fine anni '90 ha piantato qualche vite di Pinot Nero per farne 1000 bottiglie. In realtà pare che il Pinot Nero in Umbria fosse tra le varietà presenti già da inizio '900, ma nonostante la provenienza borgognotta dei ceppi di Caprai, indubbiamente la potenza che la pianta trova nel suolo di Montefalco lo rende unico. Piccole bacche scure, more in un bouquet di viole e rose con petali cupi, tapenade di olive scure, mina di matita spezzata su carta pregiata: poi tornano i duroni, sugosi e leggermente sotto spirito, il pepe e un finale di menta marocchina, quella dolciastra a foglia larga che fa buoni i mojito.
Sarà anche Outsider, come la politica della sostenibilità in un panorama italiano sconfortante di sopruso e sfruttamento, ma questo è il Made in Italy che ci rende orgogliosi giorno dopo giorno.
