Sapevo che Pouilly-Fumé voleva dire Sauvignon Blanc di blasone, Pouilly sur Loire uno dei suoi terroir di eccellenza, avevo letto che il Barone Ladoucette e il suo Chateau du Nozet rappresentava, con la scelta di non usare legni, una delle migliori espressioni possibili ed immaginabili.
Poi l’ho bevuto e tutto quello che era imperfetto si è trasformato in presente, perfetto.
Una luce smeralda attraversa il bicchiere svelta e preziosa; bianco, giallo, verde sono riflessi che si abbracciano.
Il profumo inonda d’eleganza le narici, portentosa la complessità in volume e fattura. Eccezionale la nettezza delle mille erbe e dei cento fiori immersi: potresti stare ore, giorni, forse secoli senza che l’assuefazione possa mai confonderli. Su tutte la pungenza della menta piperita, la freschezza del basilico, i fiori bianchi, il glicine dolce, ancora contrasti verdi, acuminati, innumerevoli, infiniti. Il tutto saldamente poggiato su ciottoli lisci di pietra dura, sassi e massi, una spinta minerale roboante ma mai prevaricatrice.
Il sorso è un fulmine, appare d'incanto la frutta ghiotta, poco dolce e gialla, e poi i minerali, i cristalli sostengono la parte acida gustosissima e spessa, che rende fin troppo facile dire: ancora.
Un bicchiere irrinunciabile, che ti accende quella scintilla, quel desiderio prepotente di far conoscere, di far assaggiare, di condividere con chi sai che saprà apprezzare e goderne quanto te. Così resti lì, a guardare il fondo del bicchiere, immerso nella tua gioia colpevole.