Per nella chiarissima ignoranza di prodotti di terre alsaziane, e quindi dichiarato innocente ancor prima di mescere: deve trattarsi di bottigliame di grandi numeri, reperibile presso la GDO italiana e transalpina, con pressi d'attacco. Sospettosamente, dunque:
paglierino piuttosto scarico, anzi brillato di riflessi cristallini. Pur dotato di una certa viscosità quasi glicerinica, stenta ad apprire sul vetro in tessitura ordinata.
Il naso apre con la nota di zucchero bruciato, quasi mieloso, seguito da fiori bianchi e da un certa complessità, con fiori bianche se vuoi un po' burrosi, limone candito e un finale sabbioso.
All'assaggio risulterà discretamente concentrato, senza cadere nella stucchevolezza che il preludio olfattivo poteva far temere. Esce poi una nota amara prima del termine che conduce ad una bella vena ancor fresca, gradevole. E' anche discretamente resistente, dove una certa acidità residua valorizza un contenuto alcoolico non certo travolgente.
E' un vino da 5 euri!