Diciamolo dunque, un plagio autorizzato.
La faccenda inizia con i calamari: da sbudellare brevi manu, strappandone letteralmente le interiora. Tieni tutto: salvo il saccottello giallo che rischia di regalare brividi amari. Dovrebbe trattarsi del liquido riproduttivo: ma date le mie nulle conoscenze di cefalopodozoologia mi astengo dall'asserirlo.
Allora, ammucchiate le mollezze, scalda olio aglio e peperoncino e cala, muovendo rapidamente, le trippe di calamaro. Usciranno succhi, umori e inchiostri che presto asciugheranno. Allunga con un bicchiere d'acqua e cala anche le sacche dei calamari, pelle e tutto. Fai andare due minuti e preleva dal fuoco.
Nel colino cinese immetti prima le trippe, pestandole con un pestello facendone fuoriuscire il massimo. Puoi anche lasciare lo spicchio d'aglio, ma non aspettarti sensazioni forti: usa quello rosa e fresco e ne avrai solo benefizio. Subito dopo pesta anche i sacchi, ricavando il possibile.
Sconsigliato il frullìo, che rende tutto vagamente madreperlaceo. Lessate che avrai le linguine, almeno fino a metà cottura, portale in padella e tirale allungando con acqua bollente in caso di necessità. Poco pepe, una presa di paprika sul piatto, qualche semino di girasole in pleonastica decorazione.
Mandalo su con il recentemente scoperto
Incantu, devastante Vermentino di Sardegna di Gostolai. Vecchio di quattro anni.
L'originale in versione "assaggino":