Càpita, facendo posto sul Disco Duro per le nuove informazioni, di trovare una cartelletta con scritto su
Spinnato, di aprirla e di trovare le immagini del meriggio palermitano. E sovviene alla memoria la signora avanti cogl'anni - avanti molto - che cammina sul corso pedonale, piano piano. Poi, piano, sposta la sedia, s'accomoda. Un giovine cameriere - si capisce che è giovine per il cavallo dei pantaloni - si avvicina, delicatamente l'aiuta ad accomodarsi. Si china per ascoltare l'ordinazione, esalata in un sussurro. Torna con un caffè piccolo: la signora lo sorbisce piano, in tre sorsi pensierosi e riflessivi. Rimette la tazzina nella sua alcova nel piattino, si umetta le labbra con il bicchiere dell'acqua, si tampona delicatamente con il tovagliolo. Poi lascia due monete, e si alza, lentamente.
Hai preso la cassata nel frattempo, oppure un beverone o una granita o chissàcché: ma sei seduto nel salotto di strada, ti godi quello zucchero carezzevole, quella pasta di mandorle vellutata, la ricottina, una delle più intense concentrazioni di goduria per millimetro cubo che si possa incontrare sul pianeta terra.
Ho chiesto di affittare un tavolinettino per la stagione, ma mi hanno detto che non si fa. Devi capitare, scarpinare, atterrare. Non c'è alternativa.