Vegan junk food, ecco perché etico non vuole (sempre) dire sano

L’alimentazione plant-based è solo sana e salutare? Non sempre. Il segreto è nel gusto umami, che stuzzica il palato anche nei cibi di origine vegetale. Ecco dove ritrovarlo, senza esagerare

“Che noia, vegetariani e vegani: sempre a mangiare sano, con la loro verdura, l’erba e le insalate”. Si dice così, no? Si pensa così, soprattutto. Ma è vero, così? Non proprio. Non sempre, almeno. Sul Cucchiaio abbiamo già spiegato un paio di volte che cosa sono i regimi alimentari a base vegetale e come si differenziano fra loro (lo abbiamo spiegato con l'articolo Reducetariani, vegetariani, vegani: le 8 diete alternative più diffuse) e anche come fare per bene la dieta vegana (descritto nell'articolo Come seguire (per bene) l’alimentazione vegana e la verità sul caso della B12). “Per bene”, scrivemmo allora. Perché volendo, magari non sempre, magari giusto ogni tanto, si può farla pure male.

Perché il junk food, il cibo spazzatura che tanto ci piace e altrettanto è dannoso, non è una prerogativa solo degli onnivori, di chi mangia carne e pesce e uova e formaggi.

Il segreto si chiama umami

Il punto è che un cibo si può definire “junk” non solo per gli ingredienti che lo compongono, ma soprattutto per come sono lavorati, per come sono combinati insieme e per il sapore che generano mentre li mangiamo. Per il gusto che hanno. È assodato che il “segreto” del cibo-spazzatura, il motivo per cui ci piace tanto, è che è umami, un sapore tipico della cucina orientale che risveglia le papille gustative presenti sulla lingua in modo diverso e più intenso rispetto a quelli più conosciuti (amaro, dolce, salato e acido). Di più: a causa di uno specifico gene, il CD36, alcune persone sarebbero meglio predisposte di altre a essere vittime di questa “tentazione” (tempo fa lo dimostrò lo studio condotto da un team di scienziati della Washington University School of Medicine). Di più ancora, per tornare all’argomento di questo testo: il sapore umami si ritrova piuttosto facilmente in molti ingredienti che compongono i piatti a base vegetale, come miso, salsa di soia e alcune varietà di funghi.

Da qui a “ehi, ma allora posso continuare e mangiare le mie schifezze preferite anche se divento vegetariano”, il passo è breve. Pericolosamente breve.

Online sono tantissime le pagine dedicate a “I migliori snack vegani” o al “Junk Food che non sapevi fosse vegano”: addirittura, sul sito dell’americana Peta, forse la più celebre fra le organizzazioni che si occupano di tutelare i diritti degli animali, c’è una sezione intera dedicata ai cibi Accidentaly Vegan (in italiano si potrebbe tradurre in Vegani per Caso), cioè creati non per rispettare uno specifico regime alimentare, ma che “dimostrano che si possono fare cose buonissime senza usare uova, latticini, miele e altri ingredienti di derivazione animale”; sono tantissimi e sono raggruppati per categoria: dai cereali per la colazione alle bibite, dagli snack ai condimenti, ai surgelati.

L’incredibile storia del Vegan Junk Food Bar

Su questi cibi, su questi concetti, su questi sapori, c’è chi ha costruito un vero e proprio business: nel 2017, ad Amsterdam è nato il primo Vegan Junk Food Bar , un locale dove, come dice il nome, si mangia solo cibo spazzatura di origine vegana. Negli anni successivi ne sono stati aperti altri 4 nella città olandese, entro la fine dell’anno dovrebbe esserne inaugurato uno a Barcellona (coronavirus permettendo), l’azienda ha vinto premi e riconoscimenti da associazioni ambientaliste e la coloratissima pagina su Instagram del Vjfb conta oltre 80mila follower. Un successo imprenditoriale che si basa, oltre che sui giganteschi e sgargianti burger plant-based, su cocktail e salse, soprattutto sull’approccio “easy”, rilassato e poco invadente, che ha avvicinato a questa alimentazione pure onnivori e persone decisamente non-vegane. Oltre che sul gusto umami, ovviamente.

Non è tutto sano quello che è vegano

Attenzione, però: il junk food resta junk food, pure se è di origine vegetale. Il problema in questo caso è che proprio il fatto che sia di origine vegetale porta a pensare che sia più sano di quello di origine animale, che il fish & chips senza fish (per esempio con il tofu usato come alternativa al pesce, o con i fiori di banana come vi abbiamo spiegato con l'articolo Pesce di banana, patatine di salmone, latte fatto dall'IA e altri cibi assurdi che puoi già mangiare) sia più salutare di quello con, oppure che i burger di non-carne possano essere mangiati in grandi quantità, o comunque in quantità maggiori rispetto agli hamburger tradizionali. Non è così.

Come per tutto il cibo spazzatura, e più in generale per tutto il cibo ultratrasformato (sul Cucchiaio ne abbiamo scritto qui La mala-evoluzione del junk food: cos’è il cibo ultratrasformato, la tentazione da cui non riesci a liberarti), è meglio concederselo con moderazione. Ricordandosi che se cerchiamo proteine, fibre e nutritivi, non è al Vegan Junk Food Bar che dobbiamo andare. Non tutti i giorni, almeno...

Emanuele Capone si è formato professionalmente nella redazione di Quattroruote, dove ha lavorato per 10 anni. Nel 2006 è tornato nella sua Genova, è nella redazione Web del Secolo XIX e scrive di alimentazione, tecnologia, mobilità e cultura pop.

Immagine di apertura e ristorante da Vegan Junk Food Bar 

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