Della serie: l’agricolo come redenzione. Qui, nella bellissima campagna tra Corridonia e Morrovalle, con l’aria del mare che ancora arriva alle narici (l’Adriatico dista 10 km in linea d’aria), i ragazzi strappati alla dannazione delle tossicodipendenze si dedicano alla cura del campo. La cooperativa sociale è un borgo rurale con coltivazioni annesse, a regime rigorosamente e seriamente bio. “Ma la certificazione nasce da una richiesta dei nostri clienti, noi ne avremmo fatto tranquillamente a meno e in pratica per noi non cambia nulla”, mi dice Giovanni Carlot, responsabile del settore agricolo della Cooperativa.
I risultati sono un extravergine di classe, molto delicato, una frutta fragrante e incontaminata (le fragole in stagione valgono il viaggio), e succhi buoni come mai, con una percentuale di frutta attorno all’80% (“consideri che un succo con il 50% di frutta è considerato un prodotto di alto livello”), e privi di pectine, gelificanti e conservanti.
Ancora migliori i salumi di Mora Romagnola allevata a favino, mais e grano autoprodotti, e macellati da un fuoriclasse come
Calabrò di Visso, in montagna, esperto affumicatore.
Nel borgo la presenza della Curia si sente nell’aria, ma si limita a fare da contorno, e non appesantisce l’ambiente: anche i laici si sentiranno perfettamente a proprio agio nell’accogliente punto vendita interno. Su prenotazione, la Cooperativa ospite anche comitive per pranzi e cene a decametri zero.