Si può mica sempre tessere solo le lodi di ogni bottiglia stappata... Che poi si finisce per fare la figura dei ruffiani. Però è meglio anche non correre troppi rischi, suddividendo le "colpe" su una birra collaborativa... O forse si raddoppiano solo i rischi di rappresaglie.
La Folie A Deux è una birra collaborativa dei birrifici Montegioco - dove è stata realizzata - e Toccalmatto, genere oramai ampiamente abusato che non smuove nemmeno più tutto questo interesse. Negli ultimi due anni se ne sono viste uscire decine e decine di collaborazioni, ad un ritmo serrato, nazionali, europee, intercontinentali. All'estero spopolano, ma anche in Italia non si scherza, incuranti dell'assuefazione. Poche sono quelle che uniscono le forze con un'idea e una storia sottostante che sia davvero interessante, più spesso sono progetti estemporanei, divertissement, sponde per penetrare i reciproci mercati e guadagnare in visibilità, specie quando i birrifici sono di due paesi diversi. Nulla di male beninteso, basta considerarle per quello che sono veramente.
La particolarità della Folie A Deux sta nell'utilizzo delle
Fragole Profumate di Tortona, pregiato Presidio Slow Food dal costo piuttosto esorbitante che ritroveremo poi nel cartellino del prezzo. L'uso del prodotto del territorio nella birra è una caratteristica fondante della filosofia del Birrificio Montegioco, mentre l'estro e il coraggio nelle luppolature sono il biglietto da visita di Toccalmatto. Insomma le aspettative sono altine, anche perché stiamo parlando di due fra i migliori birrifici italiani.
L'ho stappata con tutti i dubbi che mi porto dentro riguardo all'utilizzo della fragola come ingrediente, pur non conoscendo questa specifica varietà. Scontata ma azzeccata la scelta dello stile di "appoggio", una delicata Blanche del Belgio, dall'amaro tenue, in grado di valorizzare senza coprire la frutta impiegata. L'etichetta, nella quale si riconosce lo stile grafico di Toccalmatto che io reputo in genere straordinariamente efficace, è invero bruttina: le caricature, più che i due birrai, ricordano una coppia di motociclisti metallari di mezza età... La birra cala nel bicchiere paglierina e opalescente, con una schiuma fine di scarsa persistenza. La fragola, che è stata utilizzata con una infusione a freddo e quindi successivamente alla bollitura del mosto, si avverte chiaramente ma non è così espressiva: il bouquet è un po' timidino, con questa pennellata di frutto oltre all'usuale corredo maltato delle Blanche, con la nota fresca e "limonosa" del frumento e il miele di acacia sullo sfondo. C'è inizialmente anche qualche puzzetta che però svanisce all'istante: diffido sempre di chi parla di un difetto che "però se ne sta andando", in genere è lì per restare ma... questo se n'è andato per davvero. In bocca c'è sicuramente classe ed eleganza nell'equilibrio fra frutto-malto-amaro, emerge maggiormente la vena luppolata, ma l'insieme è un po' monotono, non strappa grandi emozioni. Quello che manca per esaltare il frutto, a mio modo di vedere, è una acidità ben più convinta.
È un buon prodotto, facile, che potrà strappare consensi agli amanti del genere, ma che inietta una dose di felicità troppo moderata e sotto sotto un po' di noia. Se pensiamo al costo della materia prima viene da chiedersi se ne sia valsa la pena. Se poi mettiamo al denominatore il prezzo da scaffale, il rapporto inizia a scivolare pericolosamente in direzione del pollice verso.
Foto: Filippo Garavaglia.