Autostrada, dalle parti di Verona. Troppo di fretta per un piatto, troppo goloso per uno snack, troppo tardi per uscire e cercare una Tavola dove lenire le angoscie di una giornata di lavoro nelle grinfie del double dip.
Allora: stazione di servizio, rifornimento alla vettura assetata, e rifornimento all'abomaso affamato.
Dalla vetrina occhieggia questa confezione molto glam: e il tricolore che brilla. Ma la cosa irresistibile è il nome: V.I.P. Significa Very Italian Panino. Costa quattro euri e novanta.
Lo voglio, lo compro.
Approvo e promuovo la semplicità e la linearità della ricetta: sfilatino, Parma, Bufala, basilico.
Stigmatizzo e biasimo la vulcanizzazione nella malefica Piastra Dai Mille Sapori, che accrocchia il prosciutto e lascia fredda la mozzarella, e regala al pane un riassunto degli ultimi dodicimila ingredienti passati di lì.
Su tutto aleggia un olezzo cacofonico di metalli roventi: non mi piace.
Un discreto semplice normale panino che t'accontenta rovinato da un servizio disattento al panino stesso. E quel nome, perbacco.