Entro schiumante nel Ristorante McDonald's tutto compreso nell'ardimento: ho voglia, voglio, desidero, anelo affondare i miei acritici denti nel nuovo Panino Temporaneo della Grande Emme: Arizona Dream (sottofondo di chitarre elettriche anni '70 con il tremolo e ansimanti armoniche a bocca).
Ordino il menù, con patate speciali grandi, chècciap maionese e cocona in bidone. Il ragazzo alla cassa sta sotto l'ombra di un cappellino da baseball con la visiera, e non è granchè pratico. Il tutor gli sta affianco, e per farmi un conto da 7 euri e 80 eurocent ci mette un quartino d'ora buono. Voglio fare il simpatico anziano con un occhio benevolo verso i giovini, perchè giovine lo sono stato io: c'erano ancora gli Estensi. Gli dico Primo giorno eh. Lui mi guarda come i gatti guardano i bruchi che fanno la cacca verde e mi dice "No-pausa-lacàssa".
L'AD ha una confezione vagamente inquietante, pallida e slavata. Ho avuto paura ad aprirla, non senza una buona ragione. Il panino ha un aspetto butterato e pieno di crateri, non dissimile dalla cartapecora. Il ripieno è come sempre debordante, e si discosta dalla linea McD solo per la presenza della misteriosa Salsa Arizona: una stracciatella bianca fitta di sapori contrastanti e confusi: dal dolce al piccante al pungente al salato.
Cipolla gelatinosa che va bene, insalata più croccante del solito, trucioli di pancetta a completare. Polpetta uguale a sempre.
Ma la parte meno azzeccata è la valva inferiore dell'AD. Bagnata e schiacciata dall'immane peso del macinato bovino s'agglutina e fa tanto feltrino usato, e no: non ci piace.
Ci sono anche le nuove patate a righe, sospetto agglomerato di farina di patate stampato: croccante, deep fried, meno mcdonaldiane del previsto. Con le salse funzionano.
Ma ridateci Marchesi.