La prima volta che vedi arrivare la tazzina con il bigliettino rimani un po' lì. Leggi la prosa barocca ed eccessiva che ti porta altrove, in un altrove di cui non hai esperienza: non conosci, non sai, non capisci. Perchè il messaggio nella tazzina è cosa nuova e vibrante, e si impone, e ti impone di essere attento a ciò che assaggerai, tra un minuto.
Poi, dopo la folgorazione, imparerai a sperare che l'ottimo pasto si concluda con quello straordinario caffè, sempre diverso. Imparerai ad allungare l'occhio per indovinare nel piattino il bigliettino, appoggiato con cura pronto a raccontarti le sue storie estreme, definitive. Ultimative.
Eppure non è solo letteratura quella che il messaggino ti racconta: ma è fette di storia infilate sotto la porta di casa da quel genio assoluto del caffè, detto Frasi da Verona, del Laboratorio di Torrefazione Giamaica: che va in giro per il mondo a raccogliere piccole produzioni di caffè di carattere, sostanza ed apparenza, di spessore, di gusto impossibile, di così spiccata diversità da diventare inconfondibili: seppure ogni volta nuovi e diversi.
Pare che sia una personalità non facile, quella di Frasi da Verona, che esamina i suoi clienti per verificare che ne siano degni, loro clienti e la loro macchina per il caffè: che qui parliamo di amore, non di una bevanda.
Perchè di queste varietà assurdamente rare: duecento sacchi, 250 chili in un anno, cose così, ne avrai stretta necessità. Dopo.