La confezione da chilo di spaghetti ha tutta la poesia vagamente trasandata di un'azienda totalmente vocata al prodotto: Vicidomini da Castel San Giorno, provincia di Salerno, in attiviotà da sei generazioni: più che bicentenenari, 1812. Un sacchetto stampato alla viva il parroco, e chiuso ancor più rudemente da qualche apparecchiatura termoformante di chiaro stampo elettromeccanico.
Poi lo spaghettone, calibro generoso, tessitura rustica ma superficie morbidamente scartavetrata, esprime intenso profumo di semola, diritto anche da crudo.
Immerso nell'acqua bollente non si concede: sarà perchè richiede un'eternità per essere masticabile. Dopo alcune prove, a 10 minuti è ancora nervoso, anzi, cristallino. A 12 si può pensare di prelevarlo e mitigarlo in padella: prima, corri il rischio di spezzarne alcuni.
Per questa prova è stato maritato con un semplice sugo di pomidoro appena brasati. Lo saltiamo fino alla soglia ed oltre dei 20 minuti, e lo troviamo ancora incline a fare questioni con la forchetta: sgambetta e scalcia. Sarà perchè il dente è ancora vivido, resta a lungo sul palato, senza paura.
In purezza, con solo un filo d'olio che li gestisca, gli spaghettoni Vicidomini impressionano per la modellabilità, la tridimensionalità e la succosità, davvero fuori dal comune. E ancora il cereale s'appropria delle papille, maltrattandole con dolcezza.
Il sapore è forte, deciso, tanto rilevante da combattere con il pachino: perdonerai qualche rottura, probabilmente dovuta ad imperizia del cucinatore, per godere della forza screanzata di questo spaghetto pastoso e grasso.
Regge senza timore i sughi più decisi, anche opulenti. Si colloca ai vertici assoluti della categoria e del formato.
Special Thanks: Ilario Vinciguerra per la segnalazione e il campione d'assaggio