Rummo produce pasta dal 1846, dice. Un marchio rimasto in sordina per un po', oggi si ripresenta la con la linea "Lenta Lavorazione", marchio registrato, a sottintendere un metodo artigiale e rispettoso dei grani. Vale la pena di notare che anche ad una attenta disamina del sito e della comunicazione aziendale non si trovano ulteriori notizie riguardo questo metodo: per dire, non si trova indicazione del metodo di essicazione, se statico o dinamico, per quanto questa possa essere poi una notizia marginale rispetto al valore organolettico finale della pasta.
Assaggiamo gli spaghetti, vestiti da una romantica confezione di sapore agèe, molto bella e molto accattivante. Il pacco proviene dai banchi della GDO.
La pasta profuma intensamente. Prevale la nota fredda, quasi ghiaiosa, ma sotto fa capitolino il ricordo delicato del grano. Anche nell'incontro con l'acqua bollente c'è un buon profumo attorno: non avvolgente ma chiaro. Al tatto, lo spaghetto crudo ha un calibro seducente, e una piccola ruvidezza, molto uniforme. Il colore è scuro, quasi di una farina grezza, quasi ocra.
Lasciamo cuocere 5 minuti, li preleviamo ancora elettrici e nervosi. L'anima è ancora viva.
Li passiamo in padella con un sugo di pomidori non-classico: pachino fresco, datterino pelato Mutti, sammarzano secco, olio, aglio e capperi dissalati. Cediamo alla tentazione della manteca e bagnamo con acqua di cottura: l'assorbimento non è immediato.
Il dente è assicurato, lungo, testardo. All'assaggio lo spaghetto appare levigato, gran parte dell'iniziale superficie scartavetrata è perduta, lasciando un'intenzione un po' sfuggente. La trama è decisa, largamente mandibolabile. Il sapore è delicato, soverchiato dal sugo.
In fine: profumo ok, consistenza ok assai, porosità modesta, sapore medio. Un bel prodotto affidabile di fascia media.