Voltaggio è uno di quei paesi transumanti che la storia ha collocato in un luogo e le vicende degli uomini in un altro: piemontese d'Alessandria amministrativamente, ligure storicamente, gravita più sul capoluogo ligure che verso l'entroterra.
Non a caso la famiglia Cavo orbita sul centro di Genova, dove ha sede lussureggiante alla Pasticceria Marescotti che vale il viaggio anche senza azzannar dolcezze.
Già l'involto a caramella - chiuso a mano - in cui gli amaretti sono confezionati uno per uno suscita un senso di struggente ricordo: riporta con orgogliosa nostaglia le medaglie delle esposizioni fin de siècle e quella grafia retrò che fa bene al cuore.
L'Amaretto di Voltaggio è fatto di mandorle, e appena lo scarti ti regala un aroma delicato ma preciso. Rugoso, irregolare come tutte le realizzazioni manuali, non è cotto completamente in bianco, ma palesa una leggera soave doratura in vetta.
Al tatto appare consistente e concreto: ha peso. All'assaggio è subito dolce, ma non dolcissimo: le mandorle evidenti, il morso è compatto ma anche fregrante, con moderate croccanze che resistono un poco al palato regalando una esperienza gradevole, lunga, tenace. Le amarezze si percepiscono al finale come una velatura di colore, appena accennata ma percepibile.
Un amaretto intero fa colazione, più per appagamento dei sensi che per tracotanza calorica.
Irrinunciabile al mattino con un tè amaro e dal gusto deciso, al pomeriggio con un passito secco, e un Marsala vergine: vertigine garantita.