Il vino non come oggetto, rimarca l’eccellente Nicola Perullo in ‘Epistenologia’ (Pietre Colorate, n°19), ma come relazione. Lezione mai dimenticata oltre il Tagliamento, dove le osterie possiedono - intatte - la stessa funzione relazionale (e non poche anche lo stesso arredo) del Dopoguerra, e dove tutti bevono vino con pudore.
E la modernità ha una profonda, evidente radice d’antan. Anche in una azienda fresca e ‘ggiovane come Aquila del Torre.
Giusta attenzione anche ai vitigni alloctoni, che da queste parti danno risultati – si può dire? – forse addirittura superiore ai tradizionali - almeno se si delimita il discorso ai bianchi -, e idee chiarissime sia in vigna che in cantina, con i terreni lasciati inerbiti e le fermentazioni spontanee.
Eccellente questo Sauvignon, freddo (nell’animo) grazie alla annata fredda, esplicito ma spontaneo (rarità in un vitigno così ricco di aromi, che consentirebbe facili interpretazioni caricaturali), con uva spina e agrumi ai profumi, e un centro bocca di ostriche e felce. Finale asciutto senza la minima rusticità. 15 € spese molto bene. Visita ad azienda e vigneti altamente consigliata.