Temo abbiano ragione. E lo temo mentre guardo parzialmente soddisfatto l'esito dell'esperimento: che quando lascio libero campo alle mie eruzioni creative in zona-padella va bene al 99%. Mentre con pane e dolci a inventare si paga.
Volevo ottenere un pane non-dolce, che andasse bene da pucciare nei vini aromatici delle feste: un po' compatto, e non troppo ruffiano. Una cosa tipo i busilàn che si facevano da queste parti, prima dell'avvento delle diete zonali.
Se vuoi provare, fai andare l'uovo con la frusta, aggiungendo lo zucchero di canna poco a poco. L'uovo intero non spumeggia come il solo-tuorlo, quindi dimentica la crema biancheggiante, e attenditi una specie di zabajone bello spesso. Poi scalda il latte abbastanza da sciogliere il poco burro e preleva dal fuoco. Poi sbriciola il lievito di birra, e versa il lievito vanigliato per dolci. Si gonfierà bene: unisci allo zabajone e gira bene.
Ora è tempo di incorporare la farina, già ben mischiata, dei tre tipi. La consistenza giusta arriverà con l'acqua minerale e con un bella manovra a mano di non meno di 10 minuti. Alla fine immetti l'uvetta, piegando e ripiegando ancora, fino ad ottenere una bella palla liscia sulla cui superficie incastrerai i pinoli. Bagna la superficie con la Sambuca e spolverizza con i critalli di zucchero di canna grezzo. Lievita due ore in ambiente protetto, poi metti al forno a 220° per 20 minuti. Poi abbassa a 180° per altri venti, e a 160° per altri dieci. Lascia raffreddare prima di tagliare.
Sapore, aroma e "fittezza" sono quelli desiderati e progettati, e fin qui va bene. Ma nel cuore resta una certa mollezza, un che di bagnatino che non mi soddisfa completamente. Accettansi suggerimenti.