Marco Pierre White

È stato il primo chef rockstar, l’enfant terrible dell’alta cucina, con capelli lunghi, sguardo tenebroso e sigaretta in bocca. Ma anche il primo chef inglese a guadagnare tre stelle Michelin, a soli 33 anni.

Marco Pierre White nasce l’11 dicembre 1961 a Leeds, in Gran Bretagna. Nonostante un nome che riporta a tre nazionalità diverse – italiana, francese, inglese – della seconda non ha nulla. A parte la passione fortissima per la cucina d’Oltralpe grazie alla quale conquista tre stelle Michelin senza aver mai messo piede in Francia, tappa invece obbligatoria nella formazione di molti chef suoi coetanei (o quasi) come, per esempio, Dan Barber e Carlo Cracco. Un atto già rivoluzionario di per sé.

A trasmettergli l’interesse e la curiosità nei confronti del mondo della cucina è il padre, Frank, anch’egli cuoco (e figlio a sua volta di cuoco). La madre, Maria Rosa, di origini italiane, è morta per un’improvvisa emorragia celebrare quando Marco ha solo 6 anni. Una perdita che lo segna per tutta la vita. A 12-13 anni arrivano i primi lavoretti, dalla consegna di latte e giornali al cuddy nei campi da golf.

Il debutto in una cucina è nel 1978, quando a 17 anni decide di lasciare la scuola senza sostenere l’esame finale e trovare lavoro come apprendista cuoco all’Hotel St George di Harrogate, su consiglio del padre. Poco dopo il suo trasferimento all’albergo, il padre si risposa: i due non si sentiranno più per i 13 anni seguenti. Questa voglia di riscatto, sia sociale che personale, dà inizio alla sua ascesa: da adolescente poverissimo dei sobborghi, senza una famiglia a supportarlo, Marco diventa in poco tempo chef pluristellato, imprenditore di successo, proprietario di ristoranti in società con attori e artisti del calibro di Michael Cane e Damian Hirst.

Marco Pierre White in un'immagine di Bob Carlos Clarke per il libro cult White Heat

La gavetta nei ristoranti stellati, alla conquista di Londra

Dopo l’esperienza del St George, approda nel ristorante due stelle Michelin Box Tree, nella campagna del West Yorkshire: la brigata diventa la sua nuova famiglia, come racconta nell’autobiografia La vita dannata di uno chef stellato (Giunti, 2006). Scopre la cucina francese nel libro Ma Gastronomie, del grande chef Fernand Point, e da quel momento la perfezione si trasforma in ossessione. Il suo motto? “La perfezione è tante piccole cose ben fatte”. L’obiettivo, infatti, sono le tre stelle della guida ai migliori ristoranti più influente del mondo.

A 19 anni, nel 1981, fa parte della brigata di un altro ristorante, ma questa volta a Londra: si tratta del Gavroche: due stelle Michelin. È mentre lavora qui che entra in contatto con una delle scene più creative, dinamiche e cool della città: il quartiere di Chelsea con la sua leggendaria King’s Road, che pullula di boutique, caffè, locali e pub alla moda frequentati da attori, musicisti, giovani aristocratici alla ricerca di trasgressione. Ne rimane affascinato: Londra lo rapisce e, a differenza di altri aspiranti chef, non viaggerà per il mondo a carpire i segreti dei maestri, ma resterà a Londra, pronto a cogliere le opportunità di una metropoli in fermento. Tramite diverse conoscenze nell’ambiente della ristorazione a 24 anni è co-proprietario e chef del suo primo ristorante: si tratta dell’Harveys, che da modesto pub inizia a servire cucina francese rivisitata e diventa punto di riferimento del jet set londinese. Tanto che anche Marco Pierre White diventa una celeb: nel 1987 vince la prima stella Michelin, nel 1988 la seconda e nel 1994 la terza. A soli 33 anni, quindi, raggiunge uno dei più importanti traguardi per uno chef, conquistando non solo il titolo di primo inglese ad aver fatto l’impresa, ma anche il più giovane.

Tra alta cucina e risse

Pigeon en vessie, fois gras, pied de cochon sono tra i piatti più serviti all’Harveys. Ricette che da sole, però, non sarebbero bastate a rendere White una rockstar della gastronomia: ad attirare moltissime persone nel ristorante è anche il suo stile spregiudicato, il temperamento fumantino, le scenate in cucina e in sala tra attacchi di creatività e di ira, con coltelli e vassoi di formaggi che volano e altri episodi più o meno veri che contribuiscono a crearne il mito, come quando seduce nel bagno del locale la moglie di un ignaro cliente o quando tutta la brigata partecipa a una rissa collettiva, non potendo così garantire il servizio in sala. Tra i suoi allievi c’è anche Gordon Ramsay che impara la lezione del maestro portando poi per primo in tv quell’immagine di cuoco imprevedibile, narcisista e sexy con cui non ci si annoia mai.

Il libro White Heat: gli chef diventano dei sex symbol

Siamo ormai abituati ai volumi dedicati agli chef: biografie che ricordano quelle delle star musicali, con servizi fotografici che mostrano il “dietro le quinte” del loro lavoro proprio come se fosse il backstage di un concerto. Ecco, prima del 1990 tutto questo non esisteva. White Heat è stato il libro consacrazione di Marco Pierre White, quello che ne ha definito l’estetica per sempre. Merito delle foto scattate dal fotografo Bob Carlos Clarke, in un bianco e nero molto artistico, molto glamour e molto sensuale. Lo chef “ribelle” ha i capelli scarmigliati, la sigaretta sempre in bocca, lo sguardo imbronciato.

Da quel momento, l’immaginario collettivo sugli chef cambia. In che modo? Bastano queste parole di Anthony Bourdain - altro celebre “uomo contro” scomparso nel 2018 - scritte in occasione dei 25 anni dall’uscita del libro per capirlo: “I nostri modelli di riferimento, chi eccelleva nel nostro mestiere, erano generalmente dei tipi francesi e grassocci, molti dei quali più grandi di noi, con nessuno dei quali avremmo mai pensato di uscire. La maggior parte di loro viveva in una terra straniera, lontana, dove si parlava un'altra lingua. Marco Pierre White ha dato a tutti noi una voce, una speranza, un nuovo modello. Non eravamo più soli al mondo, una minoranza disprezzata, sottopagata, che puzzava di aglio e salmone. Presto, le persone si sarebbero interessate a noi. Alla fine, avrebbero anche voluto portarci a letto e vantarsene con gli amici. Questo libro ci ha dato potere”. What else?

L’addio alle cucine e la vita da imprenditore nella ristorazione

Ricapitolando: la prima stella Michelin era arrivata a 24 anni nel 1987 con l’Harveys, la seconda nel 1988 e nel 1994 la terza, grazie all’apertura di un altro ristorante, il Marco Pierre White all’interno dell’Hyde Park Hotel. Conserva le tre stelle anche quando apre un altro ristorante, l’Oak RoomNel 1999 decide però di appendere il “grembiule al chiodo” e restituire le stelle Michelin, stanco di una vita passata ai fornelli. Possedendo già alcuni ristoranti, la sua attività principale diventa quella di imprenditore, con le sue Steakhouse, i ristoranti d’ispirazione italiana sparsi in America, Irlanda e Australia e anche un hotel nella campagna inglese tra Bristol e Bath.

La carriera televisiva

Dalla seconda metà degli anni 2000, Marco Pierre White inizia la sua carriera televisiva, tra ospitate e partecipazioni più o meno lunghe a show culinari. Tra le tante: nel 2007 viene scelto come giudice nella versione inglese del programma televisivo Hell’s Kitchen, giunto alla terza stagione e che nel 2004 aveva reso popolare il suo ex allievo Gordon Ramsay. Tornerà anche nella stagione successiva, nel 2009. Dal 2011 è un volto noto di MasterChef Australia, dove partecipa per svariate edizioni (2014, 2015, 2016) nella veste di giudice. Nel 2013 è il giudice principale di MasterChef Australia: The Professional, dove a sfidarsi sono dei cuochi professionisti. Nel 2011 entra per una puntata nella casa del Grande Fratello Uk. Nel 2015 ha anche uno show tutto suo dal titolo: Marco Pierre White's Kitchen Wars. Il pubblico italiano affezionato a MasterChef Italia, invece, lo ha visto tra gli ospiti dell’ottava edizione nel 2019.

Vita privata

Marco Pierre White è stato sposato tre volte: la prima dal 1988 al 1990 con Alex McArtur, segretaria di 21 anni, che in un'intervista al Telegraph del 2006 definisce come “l’unica donna che abbia mai davvero amato”. I due hanno avuto una figlia nel 1989, Laetitia. Nel 1992 si sposa con la modella londinese Lisa Butcher, ma nonostante delle nozze da vera star, di cui parlano tutti magazine Uk, il matrimonio dura solo 15 settimane. Nello stesso anno conosce la sua terza moglie, Matilde Conejero. Si sposano nel 2000, per poi divorziare nel 2012. I due hanno tre figli, Marco Pierre White Jr (diventato noto al grande pubblico inglese per i suoi guai con la giustizia e la sua partecipazione al Grande Fratello UK), Luciano (anch’egli chef) e Mirabelle. Lo chef è stato legato fino al 2016 all’attrice britannica Emilia Fox.

Libri

  • Pierre White, Marco, The Mirabelle Cookbook, Ebury Publishing, 1999
  • Pierre White, Marco, Marco Pierre White's Great British Feast: Over 100 Delicious Recipes From A Great British Chef, Orion Publishing Co, 2008
  • Pierre White, Marco, White Heat, scritto con Carlos Clarke, Mitchell Beazley Publisher, ultima edizione 2015
  • Pierre White, Marco, The devil in the kitchen. La vita dannata di uno chef stellato, Firenze, Giunti Editore, ultima edizione 2019

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