Cristina Bowerman

Eclettica e controcorrente, Cristina Bowerman, pugliese ma romana d'adozione, non passa inosservata. E nemmeno la sua cucina da una stella Michelin. Scopriamo qualcosa in più su di lei in questa biografia.

Si definisce “controcorrente” – termine che compare anche nel sottotitolo del suo libro autobiografico del 2014 – e lo è a tutti gli effetti. A partire dalla formazione.

Cristina Bowerman non è l’esempio di chef che, fin da bambina, sente la vocazione per la cucina, annusando i profumi delle prelibatezze che preparava la nonna, esperienza che più volte hanno raccontato colleghi come Bruno Barbieri o Antonino Cannavacciuolo. Al contrario, la passione per il cibo arriva da adulta, con un percorso in cui pentole e fornelli non erano contemplati.

La formazione

Partita da Cerignola, la cittadina in provincia di Foggia, in Puglia, dov’è nata con il nome di Cristina Vitulli, dopo la maturità al liceo linguistico ottiene la laurea in giurisprudenza a Bari e, inseguendo la carriera forense, si trasferisce nel 1992 a San Francisco, negli Stati Uniti, dove prosegue gli studi con una specializzazione. La formazione giuridica, però, non è il suo unico interesse: parallelamente, infatti, si forma come graphic designer. Bowerman – che assume questo cognome dal marito incontrato negli States – si rende conto di non essere particolarmente tagliata per la carriera forense, in cui fatica a incanalare l’estro e la creatività che la caratterizzano.

Per pagarsi gli studi da graphic designer, quindi, lavora nei caffè: è così che approda all’Higher Grounds Coffee House, dove intuisce che la cucina potrebbe essere la sua strada. E se bisogna provarci, va fatto seriamente. Nel 1998 lascia San Francisco per volare a Austin, in Texas, dove nel 2004 consegue la laurea in Culinary Arts (Arti Culinarie), per poi farsi le ossa con un’importante esperienza lavorativa presso il Driskill Grill della città texana, dove ha modo di affinare le tecniche di base e acquisire la disciplina che la vita di ogni cuoco richiede: non averla comprometterebbe qualità e intuizioni (lo sanno anche gli chef più rock’n’roll, alla Gordon Ramsey e Marco Pierre White).

L’anno seguente torna in Italia, a Roma. Nella capitale vive la sua prima grande esperienza di alto livello, approdando al Convivio Troiani, famoso ristorante dei fratelli Massimo, Angelo e Giuseppe Troiani. Chiusa questa parentesi al Convivio, arriva a Glass Hostaria, uno spazio di proposte culinarie innovative e contemporanee nel cuore di Trastevere. È qui che Cristina Bowerman ha la possibilità di esprimersi pienamente, coniugando la sua vena creativa con le cose imparate.

Il successo

Impegno, zelo e una grande passione per la cucina: questi ingredienti portano Bowerman al successo con Glass Hostaria, premiata con una stella Michelin nel 2010. Un’iniezione di sicurezza che induce la chef a lanciarsi in altri progetti ristorativi: è così che arrivano Romeo – un grande spazio dedicato alla gastronomia e ai prodotti da forno – Ape_Romeo – la sua versione “mobile”, installata in un’Ape Piaggio – la gelateria Frigo – un furgoncino che gioca con le memorie delle gelaterie d’altri tempi – la pizzeria Giulietta e Cups, un altro format di street food con chef ospiti a rotazione nel mercato rionale di Testaccio. Bowerman è ormai un personaggio pubblico: fornisce consulenza, tra gli altri, al MAXXI di Roma, al ristorante Buono in Turchia e ad Autogrill per l’apertura del bistrot Assaggio al Terminal 3 di Fiumicino. La vediamo anche in televisione: ha partecipato più volte in veste di ospite a MasterChef Italia e come giudice in una puntata del programma Antonino Chef Academy, nel quale Cannavacciuolo cerca un membro da inserire nella brigata di Villa Crespi tra 10 promettenti giovani cuochi.
Gli interni del ristorante Glass Hostaria, a Roma, una stella Michelin.

Il suo stile in cucina

Con la sua chioma rosa, Cristina Bowerman è una figura che non passa inosservata, così come la sua filosofia in cucina, che condensa nei piatti la tradizione gastronomica romana e le scoperte fatte durante gli anni, frutto di studi e di viaggi. Un esempio? Le celebri mezzelune ripiene di amatriciana con guanciale croccante che ripropongono in una versione inedita un primo piatto “intoccabile”. Per osare tanto e farlo con successo la maestria ai fornelli non basta, servono anche una buona dose di caparbietà e voglia di superare i propri limiti: ecco cosa c’è dietro a piatti come i tagliolini con latte fermentato di mandorle, trombolotto (un agrume simile al limone, ma più aromatico e inaspettato) e bottarga, un equilibrio di acidità e grassa morbidezza. Un altro esempio è  la melanzana al melograno e noccioline al curry verde, una ricetta che armonizza un ortaggio che ben conosciamo con i sapori orientali delle spezie e del latte di cocco e con la melassa di melograno, che riporta direttamente al Medio Oriente mediterraneo. Un esempio perfetto del gioco di Bowerman con i sapori vicini e lontani, alla costante ricerca di nuovi equilibri. Gli abbinamenti sono centrali: non solo tra sapori che si completano e bilanciano inaspettatamente, ma anche tra consistenze – morbide e granulose, grasse e asciutte – e temperature diverse.

Una donna impegnata

Negli anni Cristina Bowerman ha potuto allargare il suo raggio d’azione, interpretando in modo più ampio il proprio ruolo di chef. Accanto agli impegni di Glass Hostaria e alle consulenze, infatti, porta avanti diversi progetti e partecipa a varie attività in cui riconosce i suoi principi e valori, a partire dall’impegno nella formazione. È attiva, per esempio, con “Adotta un Istituto Alberghiero”, progetto dedicato al miglioramento e all’ampliamento dell’offerta formativa delle scuole alberghiere, portato avanti assieme alla Rete Nazionale degli Istituti Alberghieri. È inoltre tra i fondatori dell’Associazione Italiana Ambasciatori del Gusto, di cui dal 2016 ricopre la carica di Presidente. L’anno precedente, invece, è stata nominata Chef Ambassador di Expo Milano 2015.
Aderisce a Chef Manifesto, un’iniziativa che raccoglie chef di tutto il mondo, impegnati nel comune obiettivo di combattere la fame, raggiungere la sicurezza alimentare e promuovere l’agricoltura sostenibile, in accordo con gli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile indicati dall’Onu, affrontati con gli “strumenti del mestiere” dello chef, dalla scelta di ingredienti rispettosi delle risorse alla difesa della biodiversità, dalla celebrazione della stagionalità all’educazione alimentare, alla riduzione degli sprechi.

Parallelamente all’impegno per l’ambiente, Bowerman è in prima linea in favore della rappresentanza e dell’emporwement femminile, un ruolo tanto più efficace poiché rappresenta lei stessa una punta d’eccellenza in un mondo, quello dell’alta cucina, che è ancora legato alla figura dell’uomo chef. Proprio in virtù di questo impegno e della sua visibilità, è stata invitata a parlare a TEDxMilano Women e a TEDx AUBG, mentre nel 2018 è stata nominata Ambasciatrice dall’Associazione Telefono Rosa.

Libri

Food&Wine, numero di ReWriters Magazine, ReWriters, 2021

Bowerman Cristina - Tibaldi Eugenio - Poponi Maria Paola. Chef Cristina Bowerman incontra Eugenio Tibaldi, Maretti Editore, 2019

Bowerman Cristina. Da Cerignola a San Francisco e ritorno – La mia vita di chef controcorrente, Mondadori, 2014

Tra i tanti riconoscimenti

Chef Donna dell’Anno, conferitole a Identità Golose (2013)

Best Female Italian Chef in Europe conferitole da Love Italian Life a Dublino (2018)

Premio Galvanina come Miglior Chef (2018)

Premio all’Eccellenza e all’Innovazione conferitole da da Rotaract

Ricordati che la vera forza è quella di essere diversa.
La mamma di Cristina Bowerman
Fotografia in apertura di Armin Huber

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