Se vi siete persi Midnight Diner Tokyo Stories guardatela subito.

Una serie ambientata a Tokyo, in una tavola calda aperta da mezzanotte alle 7 di mattina. In ogni episodio la storia di un avventore, una ricetta e uno chef capace di osservare e ascoltare, oltre che di cucinare. Se amate la cucina del Sol Levante non potete perderla.

Capita a tutti di cercare nuove serie su Netflix come cani da tartufo ma il passaparola è sempre il sistema migliore per scoprire titoli che non sono nei “Per te” ma, il più delle volte, ci aprono mondi nuovi. Così è stato per questa serie che, proprio nell’anno delle Olimpiadi, abbiamo raggiunto grazie a un suggerimento umano; forse perché è di qualche anno fa, forse perché è in giapponese sottotitolato oppure perché non è distopica, in ogni caso l’algoritmo non ce l’aveva mai proposta. Midnight Diner Tokyo Stories è tratta dal un celebre manga di Yaro Abe, "Shinya Shokudō" (la traduzione titola La Taverna di mezzanotte).

Ci piace fin dalla sigla, in cui scorre una Tokyo pre-pandemica e moderna, accompagnata da un ritmo musicale lento e un po’ malinconico. Poi la scena si sposta su un angolo urbano molto diverso, intimo e popolare e una voce fuori campo comincia la narrazione:

“Quando le persone giungono a fine giornata e si affrettano verso casa, inizia la mia giornata. La mia tavola calda è aperta da mezzanotte alle 7 di mattina. La chiamano ‘la tavola calda di mezzanotte’. Se ho abbastanza clienti? Più di quelli che ci si aspetterebbe.”

Su queste parole, il rintocco di un orologio e il titolo di una ricetta parte ogni episodio, mentre le inquadrature mostrano lo chef, che prepara il piccolissimo locale all’apertura, lustra il bancone e ogni volta è costretto a piegarsi per muoversi da un lato all’altro di uno spazio minuscolo. Lo chef ha un ruolo chiave nella storia (problematica) degli avventori, la scopre e ne facilita la risoluzione. Ha un’aria severa e taciturna e una misteriosa cicatrice in volto, osserva, non interviene ma è il deus ex machina di ogni vicenda. Per chi passa da qui per rifocillarsi, la fame non è il bisogno più urgente. E questo piccolo ristorante diventa il setting di una breve psicoterapia silenziosa completata dalla ricetta che lo chef racconta in chiusura.
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Alcuni piatti cucinati dallo chef in Midnight Diner Tokyo Stories
Paradosso, parodia, esagerazione e insieme semplicità, delicatezza e sobrietà. Le storie sono profondamente diverse una dall’altra e parlano di sentimenti comuni messi in scena in questo piccolo spazio di pausa dalle fatiche della quotidianità.

C’è un DJ che riconosce in una laconica taxista, che ordina tan-men (ma senza noodles), l’attrice protagonista del suo telefim preferito da bambino: Koga lo Squadrone Super Ninja.  Così fa il suo ingresso lo stile manga e lentamente la protagonista si riappacifica con il suo passato. C’è Shigemi, una giovane impiegata che ogni anno lavora ai ferri un maglione diverso per un ragazzo diverso (che non è ancora il suo ragazzo ma che vuole sedurre) e attraverso un percorso di sentimenti semplici arriverà all’amore e con lei la ricetta del tonteki.  Ogami è un giocatore d’azzardo con un bambino (forse suo figlio,  forse no) che lo chef ospita e accudisce ogni notte e che finisce col fare amicizia con una escort. La ricetta è il tofu all’uovo e la vicenda si semplificherà per tutti. E puntata dopo puntata i protagonisti si avvicendano, con le loro storie, i loro fantasmi e portano le loro normali stranezze allo chef, come ingredienti per la puntata e per la ricetta.

E nel finale il protagonista visibilmente sollevato dal peso della sua storia saluta lo spettatore e gli augura la buonanotte. Non farete binge watching con questa serie ma vi appassionerete da subito ai protagonisti che condividono i loro destini in uno spazio così piccolo da non farli più sentire soli.

I clienti fissi presenti in quasi tutti gli episodi.
Annalisa Musso

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