Cannabis in cucina e alla guida: il nostro test con Quattroruote
Abbiamo lavorato a quattro mani con la redazione della nota rivista automobilistica. Obiettivo? La prova su pista degli effetti alla guida della cannabis light, ovvero contenente una percentuale ridotta di Thc, come consentito dalla legge italiana. Perché dal 2016 la canapa si vende in negozi fisici e virtuali, in varie forme, dal trinciato ai biscotti fino alla birra. Ed è tornata a essere un ingrediente usato in cucina.
La cannabis light oggi in Italia: cos'è e quando è legale. Ecco la situazione
Basta digitare cannabis su Google e si apre un mondo. Lo sapete che nel 2018 si contano oltre 400 negozi (in gergo: growshop) sparsi per l'Italia con un'alta concentrazione in Lombardia (circa 70 negozi), che vendono prodotti a base della cosiddetta cannabis light? In questi esercizi commerciali potete acquistare birra, biscotti, tavolette di cioccolata, bevande energetiche, integratori, ma anche vestiti e mattoni, a seconda del tipo di negozio, come vi raccontiamo più avanti. Sono tutti prodotti fatti di canapa. Sì, perché è questo il business, importante, del momento, con luci (spesso al neon) e ombre. Le cronache recenti raccontano infatti di negozi di cannabis light chiusi per spaccio.
La zona grigia? I prodotti, definiti alimentari, non possono essere venduti per essere fumati. Si sottolinea sempre che non sono prodotti da combustione o assunzione, bensì prodotti tecnici da collezione, ornamentali o profumi per ambiente. Ma siamo sicuri che sia proprio così? Da qui è partita la rivista Quattroruote per condurre un test, volutamente non scientifico, sulla pista di Vairano. Finalità? Valutare gli effetti sui guidatori della cannabis light sotto forma di dolci e bevande, oltre che la modalità di vendita al pubblico.
Canapa in cucina: come si può usare in dosi corrette e cosa abbiamo fatto noi
E in passato? Agli inizi del '900 la canapa era molto coltivata in Italia. Furono le leggi proibizionistiche degli anni '70 (legge Cossiga) a mettere la definitiva parola fine sulla sua coltivazione, già messa in grossa difficoltà dall'arrivo di fibre sintetiche dagli Stati Uniti.
La canapa è inoltre un ingrediente da sempre usato in cucina per le sue proprietà benefiche: i suoi semi hanno un valore nutritivo elevato, tanto da essere definiti nutraceutici (per la loro proprietà nutrizionale e terapeutica); consigliati a colazione con frutta fresca o un cucchiaino come spuntino, contengono proteine, vitamine, antiossidanti, carboidrati, fibre e minerali. Sono inoltre senza glutine, senza lattosio e senza sostanze derivate da frutta a guscio. Un esempio di cosa si può fare con questi semi? Il latte di canapa, un' alternativa vegetale adatta a intolleranti e allergici.
Rimanendo in cucina, molto diffuso è il condimento a base di olio extravergine di oliva e semi di canapa, ottenuto con spremitura a freddo di semi; si usa a crudo in salse e creme e come condimento di insalate. Il colore? Verde. Il gusto? Ricorda la nocciola. C'è poi la farina di semi di canapa, ricavata dalla macinazione dei semi di canapa, combinabile con altre farine e usata per produrre lievitati. Ha un gusto nocciolato e un colore verde-bruno quando viene impastata.
Il nostro primo passo? Abbiamo studiato tre ricette, sperimentando l’utilizzo di questo ingrediente per noi inusuale: cupcake all’infuso di cannabis (preparato con 6 g di trinciato di cannabis light macerato nel latte caldo) con glassa alla crema di formaggio. E poi? Tartellette di due tipi (nelle foto), una parte con cookies alla cannabis, ripiene di crema al burro al cioccolato fondente. E altre tartellette ripiene di ganache al cioccolato fondente. Per affiancare al cibo qualcosa da bere, abbiamo realizzato un decotto con latte caldo e 12 cucchiai di trinciato di infiorescenze femminili di cannabis.
Come abbiamo scelto il prodotto e cosa abbiamo visto e fatto
Dove si compra la cannabis light? Parliamo di negozi, singoli o franchising, con fatturati pari anche a 40 mila euro al mese. E' molto facile acquistare e le tecniche di vendita sono abbastanza aggressive. Un esempio? Nel negozio in cui siamo stati ogni 10 vasetti in vetro comprati, contenenti infiorescenze di canapa light, ti danno un bonus di 10 euro. Lo stesso se riconsegni 20 vasetti vuoti, un po’ come funziona con il vuoto a rendere, per la plastica e il vetro, appunto. E la commessa è stata molto chiara: “Qui le persone, dai ragazzi giovani ai quarantenni-cinquantenni, vengono per fumare cannabis (vietato dalla legge, ndr) o usare l’olio per rilassarsi. Comunque, la domanda è alta, se conti che molti dei prodotti (1 grammo di erba costa 15 euro) sono esauriti. Li abbiamo ordinati e sono in arrivo dal nostro fornitore, fuori Milano. Sono coltivati naturalmente o in serra con lampade riscaldanti".
Nello specifico, in Italia ci sono tre tipi di negozi: i growshop (con prodotti per la coltivazione come lampade e fertilizzanti), gli headshop (con accessori per fumare come cartine e bong) e gli hempshop (con prodotti alimentari, derivati del seme, cosmetici, abbigliamento). Quello che possiamo dirvi? I confini sono molto sfumati e spesso nella maggior parte dei growshop si trova un po' di tutto.
In pista: il test di guida prima e dopo il consumo di dolcetti con cannabis light
La dottoressa Alida Faillace, specialista in medicina del lavoro e alimentazione, ha svolto una visita medica generale e ha raccolto i campioni di saliva e urina prelevati, analizzati poi dal Laboratorio di tossicologia forense dell'Università di Pavia.
I risultati
Detto questo, i campioni analizzati non hanno rivelato presenza di sostanze psicotrope, come Thc (tetraidrocannabinolo), né Cbd (cannabidiolo) e Cbn (cannabinolo). Nei tre soggetti coinvolti c'è stato però, dopo il pasto, un peggioramento dei tempi di reazione e distorsione nella percezione della velocità, degli stimoli luminosi, errori in frenata e in accelerazione. Il nostro parere? Meglio essere prudenti. I pericoli della cannabis light sono stati infatti sottolineati a Quattoruote da Luigi Cervo, responsabile del Laboratorio di psicofarmacologia sperimentale dell'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano. In sintesi, sono pericoli derivanti dall'assenza di una normativa chiara, che permetta di sapere da quali piante provenga il principio attivo e se rispetti effettivamente i limiti di legge. Inoltre, oggi mancano studi scientifici che dimostrino la presunta assenza di nocività della sostanza. Considerazioni che fanno il paio con il parere contrario alla vendita in Italia della cosiddetta cannabis light espresso lo scorso 10 aprile dal Consiglio Superiore di Sanità (Css) interpellato dal Ministero della Salute, allora presieduto da Beatrice Lorenzin. In pratica, non si può escludere la pericolosità sulla salute della cannabis light, perché ne sappiamo troppo poco.
L'opinione dell'esperta di nutrizione e alimentazione
Il punto della questione? "E' il buonsenso. Il problema è che sulla canapa c’è molta ignoranza e molto pregiudizio, solo a volte giustificato", continua la dottoressa. La canapa in cucina? "In quella mediterranea non è sicuramente la prima erba che viene in mente di usare, come potrebbe essere per il basilico. Parlando di canapa sativa in cucina e delle sue proprietà, questa può essere considerata una pianta medicinale, così come la camomilla a cui spesso viene impropriamente paragonata nella sua forma light. E’ normale che se assunta in quantità eccessive la canapa abbia effetti collaterali, ma non rientra nella categoria delle piante medicinali velenose o tossiche. Provi per contro a mangiare una zuppa fatta di solo prezzemolo e verrà ricoverata d’urgenza in ospedale". Insomma, è bene non improvvisare e affidarsi a mani esperte.
"Siamo noi che attribuiamo giudizio positivo o negativo a quello che esiste in natura", ci spiega la dottoressa. "Molte piante presenti in natura possono fare bene o male. La questione è nelle quantità, nella qualità e nelle modalità di consumo e di cottura e poi anche nel significato sociale che noi attribuiamo a un prodotto. Tutto quello che mangiamo e beviamo ha effetto sul nostro organismo”, specifica Faillace. “Un esempio? Il caffè, di cui spesso ci imbottiamo, è una sostanza psicotropa, con un effetto di tipo eccitante sul sistema nervoso. Potrebbe essere assimilabile quindi a una droga, come la nicotina, ancora di più, o l’alcol. Lei non darebbe mai da bere il caffè a un bambino. Così, se sappiamo che la canapa ha effetti rilassanti e vogliamo consumarla come alimento o infuso è meglio farlo di sera, piuttosto che al mattino. Così, gli estratti o le tinture possono avere lo stesso effetto di un farmaco calmante e portare al sonno. Ci siamo inventati e viviamo in un mondo in cui sembra che ogni cosa vada estremizzata, o è eccezionale o fa malissimo. Inoltre, quando una sostanza ha aspetti di illegalità diventa più attraente. E quando il furbo viene apprezzato più dell'onesto, la via di mezzo non è contemplata", conclude l'esperta da noi intervistata. D'altronde, è sotto i nostri occhi quasi tutti i giorni: la moderazione non è più di moda. Sembra suonare come un vecchio adagio, ma non lo è.