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Ci risiamo. Anche quest'anno il periodo della vendemmia ci ha regalato il suo strascico di dati e annunci. Siamo partiti con le dichiarazioni agostane che preannunciavano la solita vendemmia del secolo per arrivare alla notizia che ha conquistato titoli su titoli su giornali e siti web: l'Italia è il primo produttore mondiale di vino. Sottotitolo: battuti i cugini francesi.
Tutto parte dai dati raccolti dall'UE partendo dalle autodichiarazioni dei diversi stati membri: la produzione stimata nel nostro paese nel 2015 dovrebbe assestarsi attorno ai 48,9 milioni di ettolitri, contro i 46,6 milioni di ettolitri della Francia. Al terzo posto in Europa la Spagna, con 36,6 milioni di ettolitri, seguita a distanza da Germania e Portogallo.
In realtà sono anni che ce la giochiamo sul filo di lana con la Francia: ogni tanto vinciamo e ogni tanto vincono loro. Nel 2014 le piogge insistenti durante tutta l'estate aveva reso difficile un'annata che probabilmente verrà ricordata per la non eccellente qualità delle uve raccolte. Quest'anno invece è andato tutto quasi bene, con solo un po' di siccità a creare problemi, anche se pare che la mancanza di precipitazioni abbia dato più fastidio ai vigneti francesi che ai nostri.
Se a questo aggiungiamo che il valore del nostro export di vino è cresciuto del 6% nei primi 5 mesi dell'anno (fonte Coldiretti) e che ormai il Prosecco ha superato lo Champagne a livello di bottiglie stappate, capiamo per un momento i titoli sensazionalistici che sono girati in questi giorni.
La realtà è che si tratta, spesso, di classifiche con poco senso, a partire da quella che mette a confronto lo Champagne con il Prosecco. Al netto del fatto che non possiamo che essere fieri e contenti del successo dello spumante veneto nel mondo, non dobbiamo dimenticare che si tratta di prodotti che per posizionamento sul mercato, metodo di produzione e soprattutto prezzo, sono lontanissimi. E che, a guardare bene i dati dell'export, i volumi del vino italiano esportato nei primi sei mesi dell'anno sono diminuiti, con conseguente perdita di quote di mercato a livello mondiale. Se a questo aggiungiamo che la Francia, pur esportando circa due milioni di ettolitri di vino in meno di noi, porta a casa dalle esportazioni vinicole oltre un miliardo di euro più di noi, riusciamo forse a capire che probabilmente quella di quest'anno non è altro che una vittoria di Pirro.
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