In questo concetto rientra ovviamente una esperienza di anni di lavoro, di processi tecnologici acquisiti, e soprattutto l'avere maturato una sensibilità verso profumi e prodotti con una scelta di lavoro che ci riporta all'uso dei segni e dei gesti che sono propri della natura umana.
E' proprio da questi segni e gesti che nasce l'idea di fare un piatto che ne interpreti il senso.
L'idea del piatto racchiude in sè questo mettere insieme gli ortaggi, segni di un risultato di lavoro dell'uomo sulla terra, con un prodotto spontaneo come le radici selvatiche, che con la gestualità di massaggiarle con un infuso a base di olio e liquirizia sprigionano il meglio dei loro profumi e dei loro sapori.
Si procede nella cottura degli ortaggi: tutti gli ortaggi vengono cotti in modo distinto e diverso gli uni dagli altri.
Le carote sono cotte in sottovuoto naturale usando il processo dell'osmosi; i carciofi in immersione di acqua; gli asparagi cotti in verticale per infusione; le rape alla griglia; le scorza nera bollite.
Tutti gli ortaggi vengono poi sposati nei loro sapori in un tegame con un po’ di acqua, brodo vegetale e burro, ed erbe aromatiche.
Nei piatti si crea una base di succo di rape e olio aromatico e vi si adagiano gli ortaggi sopra.
A parte, dopo aver lavato, mondato, scelto e bilanciato nella quantità e nel formato le erbe selvatiche, viene fatta sul palmo della mano una pasta composta da polvere di liquirizia e olio di oliva. Si strofina il composto con entrambe le mani fino a portarlo a temperatura corporea, e con le mani impregnate del composto stesso si massaggiano delicatamente le erbe. Questo è "il gesto" dove la sensibilità dell'uomo interviene come ingrediente fondante.
Una volta condite le erbe, vengono poste al di sopra degli ortaggi nel piatto e irrorate con un filo di olio di argan e sale grosso.