La notizia é certa anche se non clamorosa, quantomeno per me che di questo villaggio sono da sempre un sostenitore. C’è da prendere in seria considerazione anche
Verduno nel tracciare una mappa aggiornata dei più interessanti borghi compresi nell’ampia Docg Barolo. Dirò di più, questo borgo che nel mondo del vino è noto anche e soprattutto come terra d’origine di un vitigno e di un vino particolarissimo e dalle proprietà afrodisiache tali da renderlo quasi un “viagra enoico” (
il Verduno Pelaverga) è per me, alla luce del recente tour de force di assaggi di Barolo annata 2009 di
Nebbiolo Prima, decisamente più interessante del ben più noto e celebrato villaggio di
La Morra.
Da cui, salvo non numerose e lodevoli eccezioni, sono venute una serie tale di delusioni, nonché di dimostrazioni della fedeltà a un cosiddetto stil novo moderno, estrattivo e
barricoso, che è ormai superato e patetico, da far pensare che a La Morra sia una minoranza a saper/voler produrre Barolo che sappiano parlare al consumatore. Che si facciano bere con piacevolezza e che mostrino doti di equilibrio ed eleganza.
Di Barolo di Verduno, dopo il faticoso tour de force lamorresco, ne abbiamo avuti in degustazione solo otto, ma tutti di una finezza e di un armonia tale da riconciliarci con il Barolo. Ho detto sorpresa relativa per me la validità e la centralità dei Barolo di Verduno in un discorso senza paraocchi e preconcetti su quello che è il Barolo oggi. E non potrebbe essere altrimenti, anche se gli ettari vitati a Nebbiolo da Barolo restano meno di cento su un totale di 1886, se si considera che a Verduno vigneti importanti e di sicura, storica vocazione, non mancano.
Penso in primis al
Monvigliero, che è in grado di esprimere vini che abbinano complessità aromatica incredibile a finezza e complessità straordinaria (soprattutto nella lettura che di questa vigna dà una cantina come
Comm. G.B. Burlotto), quindi al Massara, al Neirane, al Breri e al San Lorenzo. C’è però un’altra vigna meno celebrata che degustando alla cieca ad Alba mi ha offerto ottimi riscontri. Parlo del Pisapolla o Pisapola, meno di tre ettari complessivi di vigna, posta a circa 300 metri di altezza, dove in passato si coltivava anche Barbera.
Un ottimo interprete dei Nebbioli di questo vigneto è un produttore, Matteo Ascheri, che ha cantina nella “tana” di Slow Food, Bra, e vigneti non solo a Serralunga d’Alba (da cui ricava gli ottimi Barolo Sorano e Sorano Coste & Bricco), ma anche nel Podere di Rivalta di La Morra e Verduno con ottime esposizioni a sud-ovest e sud-est. Ascheri, (che merita una visita a Bra non solo per la cantina, ma per la simpatica
Osteria Murivecchi, e l’ospitale
Hotel Cantine Ascheri), definisce questo Pisapola un “Barolo elegante e moderno”, forse in virtù della fermentazione non lunghissima delle uve, una dozzina di giorni contro la ventina circa dei Barolo di Serralunga d’Alba, non dell’affinamento, che avviene giudiziosamente per 24 mesi in botti di rovere di Slavonia, per metà vecchie e metà più recenti, seguiti da un riposo di sei mesi in acciaio e da un ulteriore affinamento di circa un anno, prima dell’entrata in commercio, in bottiglia.
Il terreno è marnoso argilloso calcareo, il vigneto, dell’estensione totale di 2,80 ettari, è stato impiantato nel 1999 e nel 2000, e le bottiglie prodotte, prezzo intorno ai 22-25 euro, sono 10.300. Il risultato è un vino, degustato lo scorso 15 maggio, rigorosamente alla cieca, è un vino che mi ha convinto, oltre che per il colore inconfondibilmente nebbioloso, un bel rubino brillante di media intensità e grande luminosità, per il suo naso complesso salato, quasi salmastro direi e pepato (come molti Barolo di Verduno), con accenni di grafite e vena minerale e profumi freschi e fragranti di piccoli frutti rossi di bosco, erbe aromatiche e terra, e bocca che ad una bella struttura tannica abbina una notevole agilità e articolazione, con dinamismo, sale, energia e una persistenza lunga e piena di sapore e una piacevolezza che invita a bere.
Elementi che per me costituiscono tutti fattori positivi nell’apprezzamento e nella valutazione di un vino. Che è qualcosa che deve essere bevuto e gustato a tavola e non un qualcosa che deve sorprendere e apparire monstre in una degustazione in batteria…
