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Ecco la classifica dei 10 vini più venduti nel 2021: sono tutti italiani

pubblicata il 26.10.2021

Dal Lugana al Barolo, dal Nebbiolo alla Ribolla, ecco che cosa abbiamo bevuto di più in quello che potrebbe essere l'anno del rilancio per il made in Italy​

È un anno complicato per i nostri vini, questo 2021. E anche se magari non sembra, complicato è un gran bel passo avanti rispetto al difficile e faticoso 2020. L’anno scorso, la chiusura forzata di bar, trattorie, ristoranti, pizzerie e agriturismi ha provocato un calo del 48% dei nostri consumi fuori casa e una conseguente perdita di quasi 10 miliardi di euro per le aziende del settore agroalimentare a causa dalla mancata vendita di vino, birra, carne, pesce, frutta, verdura e così via.

Quest’anno, nonostante un calo della produzione di vino del 15-25% provocato dai cambiamenti climatici (il dato arriva dal WWF e ne avevamo scritto qui), si inizia finalmente a vedere qualche segnale positivo. La proverbiale “luce in fondo al tunnel”, insomma. Più di una luce, come vedremo in queste righe.

La Top Ten dei vini più venduti in Italia

La prima di queste luci, il primo di questi segnali positivi, è che abbiamo ricominciato a comprare vini italiani, anche preferendoli a quelli che arrivano dall’estero: a confermarlo è un’elaborazione di Coldiretti sui dati dell’istituto di ricerca Infoscan Census, da cui emerge che i vini tricolore occupano i primi 10 posti della classifica di quelli che hanno fatto registrare il maggior incremento di consumi nei primi 9 mesi del 2021. Che sembra scontato, ma non è così scontato, visto che l’associazione ha sottolineato che “la Top Ten evidenzia risultati sorprendenti e un profondo cambiamento nelle abitudini di consumo degli italiani”. Sui primi 3 gradini del podio ci sono, nell’ordine: il Lugana, un vino tipico di Veneto e Lombardia, che ha aumentato le vendite del 49%, l’intramontabile Brunello di Montalcino (+47%) e il Barolo (+43%). Dietro di loro: Sagrantino di Montefalco (+42%), Valpolicella (+31%), Nebbiolo (+31%), Valpolicella Ripasso (+31%), Ribolla (+30%), Passerina (+20%) e Grillo (+20%). Complessivamente i primi 9 mesi del 2021 hanno fatto segnare un incremento del 9,7% in valore delle vendite di vino nella grande distribuzione.

Le altre luci di un anno complicato

Insomma, sembra proprio che, come abbiamo fatto anche per altri beni di consumo (non solo alimentari), la pandemia ci abbia in qualche modo portati a premiare i vini prodotti sul nostro territorio. Come detto, non è l’unico segnale positivo. Sempre secondo Coldiretti, i primi 6 mesi del 2021 hanno fatto segnare un confortante +19% delle vendite di vino italiano all’estero: il primo mercato resta quello statunitense, ma sono cresciute del 67% le consegne in Cina e pure in Francia, Russia e Germania (rispettivamente del 17, 39 e 5%). Qualche difficoltà in più in Gran Bretagna a causa della Brexit e delle più complesse procedure doganali e dei maggiori costi di trasporto (le ragioni le anticipammo a fine 2020), ma importa poco, o comunque preoccupa poco. Perché? Perché la decisa ripresa delle esportazioni è accompagnata dalla crescita anche dei consumi interni, con un aumento medio degli acquisti domestici di vini e spumanti del 21,3% nel primo trimestre del 2021 rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.

Se si pensa che complessivamente il settore del vino e il suo indotto danno lavoro a circa 1,3 milioni di persone e che nel nostro Paese ci sono quasi 530 vini Dop/Igp, si capisce perché il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, abbia ricordato che “il futuro dell’agricoltura dipende dalla capacità di promuovere e tutelare le distintività territoriali che sono state la chiave del successo nel settore del vino, dove hanno trovato la massima esaltazione” e che la “biodiversità è un patrimonio del made in Italy che va valorizzato e difeso anche a livello internazionale”. Iniziando da questo anno complicato, ma a suo modo anche bello.

di Emanuele Capone 

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