Spesa in quarantena: crescono pizza e camomilla nel carrello degli italiani
Andare al super al tempo del Coronavirus. Nei primi giorni c’è stato un effetto dovuto alla paura un po’ irrazionale che le scorte potessero finire (non è così, ci hanno assicurato più volte le autorità). Poi è accaduto che abbiamo iniziato a fare spese meno frequenti e più corpose. E infine, certo, c’è il cibo come consolazione e come alternativa alle uscite.
Quanto compriamo? Nell’ultima settimana di febbraio e nelle prime due di marzo, secondo le rilevazioni Nielsen, la crescita nelle vendite della grande distribuzione è stata a due cifre rispetto allo stesso periodo del 2019. Nella terza (16-22 marzo, l’ultimo dato disponibile) l’aumento non è più galoppante ma comunque consistente: +5,4%. Le zone che registrano un maggiore aumento? I Nord est, maggiormente sotto pressione (+8,9%) e il Sud (+8,3%). Ma nonostante le code virtuali che affollano gli shop online dei supermercati, l’e-commerce addirittura cresce del 142,3% rispetto alla stessa settimana dell’anno scorso, e del 45% rispetto alla settimana precedente.
Cosa compriamo in questo periodo di emergenza? I dati Nielsen ci aiutano a entrare nel dettaglio: possiamo individuare varie categorie.
1- Effetto stock: le scorte in quarantena Farina. Quasi triplicate le vendite di questo ingrediente base (+185,6%): dalla pizza alle torte, dal pane alla stessa pasta, ci siamo messi tutti a impastare. E le prime farine che sono andate a ruba sono state quelle di cereali insoliti, grani antichi e macinazioni a pietra, segno che ci siamo orientati verso la qualità. Burro. Altro ingrediente base e molto versatile, aumenta del 79,7%. Evidentemente ci siamo dati alla produzione casalinga di dolci per sopperire alla chiusura dei bar (possibile fare i cornetti a casa? Sì! Abbiamo chiesto la ricetta a un maestro pasticciere), ma possiamo anche sperimentare preparazioni insolite, come il burro chiarificato. Uova. Gli scaffali delle uova di gallina, tristemente vuoti in alcuni supermercati, raccontano di una percezione ben superiore all’incremento del 53,7%. Mentre il lievito di birra non rientra affatto nelle statistiche perché sembra completamente sparito ovunque, evidentemente molti si sono orientati a prodursi da sé il lievito madre. Ma non si vive di solo pane. Uova, burro e farina: cosa vi viene in mente? La pasta frolla! In molti la stanno facendo in casa. 2 - Effetto resto a casa: calma e comfort Camomilla. Cosa cerchiamo nel cibo, oltre al nutrimento? Piacere, ma a volte soprattutto consolazione. Qui però a prevalere sulla tristezza è l’ansia, evidentemente: la camomilla aumenta del 76,3%, speriamo di dormirci su. Spalmabili dolci. Con Nutella e altre creme spalmabili (+61,3%) siamo invece nel comfort food più classico, quello a portata di mano in dispensa. Da spalmare rapidamente su una fetta di pane, o addirittura da divorare a cucchiaiate dal barattolo. Ma che può anche rientrare in ricette più complesse, dalla crostata alla brioche passando per una versione rivisitata del tiramisù. Pizza surgelata. Ahi ahi, qui veramente mostriamo tutte le nostre debolezze. Chiudono le pizzerie, quasi nessuno fa asporto, e in casa non sappiamo farla, oppure non abbiamo lievito, o ci prende una voglia last minute. Risultato: la pizza pronta, lievitata e già condita, solo da scongelare cuocendola direttamente, vende il 45,7% in più. 3 - Effetto salute: protezione e pulizia Guanti. Un vero e proprio boom: +263,7% per i guanti. E si capisce, date le molte funzioni che svolgono: prevenzione quando si esce e si toccano oggetti che possono essere contaminati. Ma anche, immaginiamo, protezione per la pelle delle mani, già screpolate dai frequenti e prolungati lavaggi. E poi, se cuciniamo di più, laviamo anche più piatti. Alcol denaturato. Ce lo dicono e ripetono che la soluzione migliore per le mani è il lavaggio con acqua tiepida e sapone per almeno un minuto. Ma per le superfici e gli indumenti l’alcol è usatissimo, e infatti vende il 116,4% in più. E poi rientra negli ingredienti per farsi l’amuchina in casa. Candeggina. Anche gli studi più tecnici non concordano sulla capacità del virus di rimanere attivo al di fuori di esseri viventi. In ogni caso un surplus di igiene non fa male, sembrano pensare gli italiani: e la candeggina sale del 86,7%. E poi, in mezzo ci sono anche le pulizie di primavera: stando chiusi in casa, almeno facciamo qualcosa di utile (oltre a cucinare, s’intende).
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