Dalla Valtellina a Israele, il giro del mondo con la cucina vegetale
Il World Vegan Day è un modo per ricordare che seguire la dieta vegana non deve necessariamente imporre rinunce dal punto di vista dei sapori e della varietà.
Le persone che scelgono un’alimentazione a base vegetale sono sempre più numerose e in costante crescita negli anni: non solo nel mondo ma pure in Italia, come dimostrò un report pubblicato la scorsa estate. Quelle che puntano sul veganesimo, che un paio d’anni fa descrivemmo come “una filosofia di vita, più che una dieta”, sono ancora una fetta relativamente piccola del totale, ma nel calendario hanno comunque un paio di ricorrenze dedicate a loro.
Una è ovviamente Veganuary, il gennaio vegano che a inizio anno abbiamo raccontato facendoci aiutare da una biologa nutrizionista, e l’altra è il World Vegan Day: si celebra più o meno dalla seconda metà degli anni Novanta, cade l’1 di novembre e può essere una buona occasione per ribadire una volta di più che seguire questa alimentazione, per quanto possa a volte risultare faticoso (inutile nasconderlo), non necessariamente deve imporre rinunce dal punto di vista dei sapori e delle varietà di cibi. Nemmeno quando si viaggia.
Da Israele a Ras Al Khaimah: essere vegani all’estero
Complice il clima favorevole, uno dei Paesi vegan-friendly da scegliere in questa stagione è senza dubbio Israele (qui le informazioni turistiche ufficiali): le statistiche dicono che oltre il 5% della popolazione è vegana, Tel Aviv vanta la più alta percentuale al mondo di ristoranti vegan-friendly per persona e anche le grandi catene (come Domino’s Pizza) offrono opzioni senza carne, latticini e uova. Succede per ragioni culturali ma anche per ragioni di business, tanto che da Israele arrivano molte aziende e start up attive nel settore delle alternative vegetali alla carne, come Redefine Meat (che fa carne 3D e coltivata) oppure Future Meat.
Fra i ristoranti, quelli su cui puntare a Tel Aviv sono concentrati prevalentemente nella zona di Sarona Park: da Anastasia a Bana, passando per Wong, Indira, Bretonne e ovviamente Green Butcher e Green Roll. Ma non è necessario stare seduti a tavola per apprezzare questi sapori: dopo una colazione a base di succhi e centrifugati freschi fatti con la frutta locale e magari da affiancare all’hummus e alla Israeli Salad, si può passeggiare fra i mercatini di Jaffa o di Florentin, perdendosi fra le bancarelle di street food, spezie e dolci di sesamo e mandorle.
Un’altra destinazione appetibile dal punto di vista meteorologico, anche nei mesi invernali, è il Portogallo: soprattutto Lisbona (e ancora di più nell’Algarve), non è difficile trovare giornate soleggiate in pieno dicembre in cui passeggiare in pantaloncini e maniche corte. La città ospita numerosi ristoranti e bar che offrono anche menu interamente vegani: nella zona del Chiado, cioè in pieno centro e a pochi passi dal lungomare, ricordiamo Ortéa Vegan Collective (vicino al suggestivo Ascensor da Bica) e AO 26, dove si trovano piatti della tradizione rivisti in chiave cruelty-free, come la bifana oppure la francesinha con il seitan (cos’è?) al posto della carne. A Cascais c’è invece The Green Affair con le sue cotolette di cavolfiore impanate, il risotto ai funghi con timo limonato oppure i funghi portobello arrostiti.
Fra le località un po’ fuori dalle rotte conosciute, va citato Ras Al Khaimah, un piccolo emirato che si trova a meno di un’ora di macchina da Dubai: ci sono resort, oasi nel deserto e ovviamente ristoranti con moltissime proposte vegane. È il caso del Sonara Camp ospitato nella riserva naturale di Al Wadi oppure del 1484 di Jebel Jais, la montagna più alta degli Emirati, che ha in menu la Vegan Poke Bowl con riso, avocado, cipolla rossa, cetrioli, tofu fritto, insalata di alghe e salsa di sesamo dolce.
Hotel e ristoranti vegani, la situazione in Italia
Quelli citati sopra sono solo 3 fra i tanti esempi di accoglienza plant-based che si trovano in giro per il mondo, dagli USA alla Norvegia, passando per Scozia, Spagna e Sudafrica, ma è importante capire anche com’è la situazione nel nostro Paese, patria del mangiar bene. E dove l’offerta vegana è in effetti più ricca e varia di quello che (forse) ci si potrebbe attendere.
Anche qui, riportiamo 3 casi curiosi e interessanti, viaggiando idealmente da Nord a Sud. Chi l’avrebbe detto, per esempio, che sulle alture della Lombardia si può trovare un’offerta gastronomica vegana di qualità (oltre alla possibilità di immergersi nella natura, passeggiare o pedalare fra i boschi)? È così sia in valle Imagna, in provincia di Bergamo, sia nella valle del Curone e all’interno del Parco di Montevecchia (Lecco), sia in Valtellina: nel ristorante Orterie di Villa di Tirano (Sondrio), la chef Rie Otsuka, che ha origini giapponesi, prepara piatti come il sushi di verdure, il gazpacho condito con pomodori, cetrioli e pesche, tartellette di ceci con verdure del suo orto o ravioli di barbabietola con melanzane e noci.
Poi c’è Firenze, inclusa fra le 5 città vegan-friendly d’Europa da Omio, piattaforma di viaggio che permette l’acquisto e il confronto dei costi dei biglietti per treni, aerei, pullman e traghetti: nel capoluogo toscano spicca l’Osteria Vegetariana, che si trova a pochi minuti da Ponte Vecchio e il cui chef, che si chiama Simone Bernacchioni, cerca di rivisitare la tradizione regionale in chiave veg, con idee come le salsicce vegane con Montepulciano e il purè di castagne.
Spostandosi più a sud, a Lecce c’è il Patria Palace Hotel, un albergo a 5 stelle affacciato sull'imponente basilica di Santa Croce: al suo interno, il ristorante Atenze ha proposte vegane come crocchette di rucola e uvetta passa con crema alle melanzane, risotto con crema di barbabietola, menta e anacardi, tofu al basilico panato e fritto, insalata di meloncella e centrifuga di sedano, finocchio e menta e zuppetta di ananas con salsa Piña Colada.
E se dopo questo viaggio in giro per il mondo, fatto oppure solo immaginato, è rimasta un po’ di curiosità per la cucina a base vegetale, qui ci sono 35 ricette vegane che non sembrano vegane. A proposito di sorprese.
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