Attualità

Le mele cotogne non esistono

pubblicata il 17.12.2014

Partiamo da una notizia che spiazzerà la maggior parte delle persone: le mele cotogne e le pere cotogne non esistono. Si tratta infatti di due nomi comuni che vengono attribuiti allo stesso frutto, ossia le cotogne. Queste, a seconda della varietà coltivata, possono essere di forma allungata - che ricorda le pere - oppure rotondeggiante - molto più simile alle mele - da cui i due nomi sopra citati.

Le cotogne sono i frutti del cotogno (Cydonia oblonga), specie arborea appartenente alla famiglia delle Rosaceae, sottofamiglia delle Maloideae. Da un punto di vista agronomico vengono spesso fatte rientrare nelle Pomacee, che però è termine tecnico che nulla ha a che fare con la sistematica. Il nome scientifico del cotogno ricorda la città di Cidone, dell’isola di Creta, da cui i romani si facevano arrivare le cotogne per il consumo interno. Le sue origini vanno cercate in Oriente, in particolar modo in Iran e Turkestan, da cui si è poi diffuso in tutta Europa ad opera dei romani. Oggi lo si trova un po’ in tutta la penisola, con particolare concentrazione in Puglia, Campania e Sicilia, anche se la sua coltura ha subito un grosso declino a partire dagli anni ’60. Era un frutto molto gradito nell’antichità per il suo profumo, la sua capacità di fornire ottime confetture, oltre che di aiutare l’organismo in caso di problemi intestinali.

Il cotogno viene normalmente suddiviso in cinque sottospecie: Maliformis, a forma di mela, Pyriformis e Lusitanica, che ricordano la pera, oltre che le due ornamentali Pyramidalis e Marmorata. L’albero del cotogno ha portamento arbustivo e normalmente non supera gli 8 metri di altezza. Le foglie sono leggermente pelose e possono avere forma diversa a seconda della posizione sulla pianta. I fiori, grandi e di colore bianco tendente al rosato, sono molto appariscenti e spuntano all’estremità dei nuovi rami dell’anno. Danno origine a frutti dalle diverse forme, di colore giallognolo e ricoperti da una fitta peluria. La polpa è dura e molto consistente, il gusto tipicamente astringente e l’odore intenso.

Le cotogne normalmente non si consumano crude, proprio per le caratteristiche della polpa, se non quando sono molto mature. In cucina vengono cotte per dare origine a confetture, gelatine, mostarde, cotognate, ma possono essere anche un ottimo contorno per arrosti o selvaggina, oltre che per la carne di agnello. Dalle mele cotogne si ottiene anche un ottimo aceto, una gradevole grappa e un caratteristico sidro. Le cotogne apportano appena 26 kcal ogni 100 grammi di prodotto. Si tratta di un frutto ricco di acqua, con pochi zuccheri e un buon contenuto di fibre. Le cotogne sono anche un’ottima fonte di vitamine: A, C, B1 e B2), oltre che di sali minerali. Hanno anche un effetto benefico sul nostro apparato gastro-intestinale grazie all’azione tonica, astringente e antinfiammatoria.

Partiamo da una notizia che spiazzerà la maggior parte delle persone: le mele cotogne e le pere cotogne non esistono. Si tratta infatti di due nomi comuni che vengono attribuiti allo stesso frutto, ossia le cotogne. Queste, a seconda della varietà coltivata, possono essere di forma allungata - che ricorda le pere - oppure rotondeggiante - molto più simile alle mele - da cui i due nomi sopra citati.

Le cotogne sono i frutti del cotogno (Cydonia oblonga), specie arborea appartenente alla famiglia delle Rosaceae, sottofamiglia delle Maloideae. Da un punto di vista agronomico vengono spesso fatte rientrare nelle Pomacee, che però è termine tecnico che nulla ha a che fare con la sistematica. Il nome scientifico del cotogno ricorda la città di Cidone, dell’isola di Creta, da cui i romani si facevano arrivare le cotogne per il consumo interno. Le sue origini vanno cercate in Oriente, in particolar modo in Iran e Turkestan, da cui si è poi diffuso in tutta Europa ad opera dei romani. Oggi lo si trova un po’ in tutta la penisola, con particolare concentrazione in Puglia, Campania e Sicilia, anche se la sua coltura ha subito un grosso declino a partire dagli anni ’60. Era un frutto molto gradito nell’antichità per il suo profumo, la sua capacità di fornire ottime confetture, oltre che di aiutare l’organismo in caso di problemi intestinali.

Il cotogno viene normalmente suddiviso in cinque sottospecie: Maliformis, a forma di mela, Pyriformis e Lusitanica, che ricordano la pera, oltre che le due ornamentali Pyramidalis e Marmorata. L’albero del cotogno ha portamento arbustivo e normalmente non supera gli 8 metri di altezza. Le foglie sono leggermente pelose e possono avere forma diversa a seconda della posizione sulla pianta. I fiori, grandi e di colore bianco tendente al rosato, sono molto appariscenti e spuntano all’estremità dei nuovi rami dell’anno. Danno origine a frutti dalle diverse forme, di colore giallognolo e ricoperti da una fitta peluria. La polpa è dura e molto consistente, il gusto tipicamente astringente e l’odore intenso.

Le cotogne normalmente non si consumano crude, proprio per le caratteristiche della polpa, se non quando sono molto mature. In cucina vengono cotte per dare origine a confetture, gelatine, mostarde, cotognate, ma possono essere anche un ottimo contorno per arrosti o selvaggina, oltre che per la carne di agnello. Dalle mele cotogne si ottiene anche un ottimo aceto, una gradevole grappa e un caratteristico sidro. Le cotogne apportano appena 26 kcal ogni 100 grammi di prodotto. Si tratta di un frutto ricco di acqua, con pochi zuccheri e un buon contenuto di fibre. Le cotogne sono anche un’ottima fonte di vitamine: A, C, B1 e B2), oltre che di sali minerali. Hanno anche un effetto benefico sul nostro apparato gastro-intestinale grazie all’azione tonica, astringente e antinfiammatoria.

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