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Elon Musk vuole entrare nel mondo della ristorazione. Mangi mentre ricarichi l’auto

pubblicata il 07.06.2021

Tesla ha fatto domanda per aprire uno o più ristoranti accanto alle stazioni di ricarica delle sue auto elettriche: come un diner anni ‘50, ma in versione 2021​

Quest’uomo, quello della foto qui sopra, è Elon Musk: imprenditore, di origine sudafricana, mezzo canadese, mezzo statunitense, una delle persone più ricche e potenti del mondo. Uno che se si mette un’idea in testa, la realizza. Idee come co-fondare PayPal, stravolgere il mercato dell’auto con le sue Tesla elettriche, mandare gli astronauti nello Spazio con i razzi SpaceX e così via.

L’ultima idea che Musk si è messo in testa è quella di aprire un ristorante. Anzi: una catena di ristoranti. Che non è un’idea nuova, in generale e pure per lui, ma che adesso sembra più vicina alla realizzazione: a fine maggio, Tesla ha presentato una domanda all’ufficio Brevetti degli Stati Uniti per usare il celebre logo della T per “servizi di ristorazione, ristoranti pop-up, ristoranti self service, ristoranti da asporto”. Secondo quanto spiegato, fra gli altri, dal sito Electrek, la richiesta è in corso di valutazione e sarà eventualmente rinnovata a fine agosto.

Al drive-in, ma sulla Tesla

Si dirà: che c’entrano i ristoranti con le auto elettriche? C’entrano, perché queste macchine devono essere ricaricate e anche se i tempi di ricarica diventano sempre più brevi man mano che la tecnologia progredisce, in quelle decine di minuti i loro conducenti e passeggeri dovranno pur fare qualcosa. Già oggi, le Tesla offrono la possibilità di videogiocare, guardare film su Netflix o video su YouTube stando seduti nell’abitacolo mentre la macchina è in recharge. L’idea è che un giorno si possa stare seduti a un tavolo di uno dei ristoranti che sorgeranno accanto alle stazioni di ricarica e pranzare o cenare mentre la propria Model 3 fa il pieno di elettricità.

Come detto, sono anni che Musk ha questa idea: lui e molti dirigenti di Tesla ne hanno parlato in pubblico e anche su Twitter nel 2017, a inizio 2018 e anche un paio di mesi fa, annunciando la prossima inaugurazione di un nuovo Supercharger nella cittadina californiana di Santa Monica. L’ipotesi, 4 anni fa, 3 anni fa e anche lo scorso aprile, è più o meno sempre la stessa: mettere in piedi un diner anni ‘50 di quelli che si vedono nei film americani, poter vendere hamburger, popcorn e magari proiettare film per i clienti. Anzi, “proiettare le 100 scene migliori della storia del cinema”, come ha scritto Musk. Come un drive-in, ma in versione 2021.

twitter: l’annuncio di Musk sul Supercharger di Santa Monica

Dalla Guida Michelin allo Spazio profondo

Una stupidaggine, un progetto irrealizzabile? Probabilmente no, per almeno due motivi: intanto perché Musk decisamente non è il tipo di persona che si perde d’animo e non porta a termine quello che ha in mente. Poi perché l’idea ha alcuni precedenti illustri: agli inizi del 1900, i fratelli André ed Édouard Michelin pensarono a un prontuario che mettesse insieme i migliori hotel e ristoranti e le officine e le stazioni di rifornimento che avevano vicino. Era nata la Guida Michelin, e magari fra qualche tempo nascerà la Guida Tesla.

Non in un tempo breve, comunque: secondo le stime fatte da Bloomberg, se il ristorante va creato da zero, soprattutto in California, dove le regole sono parecchio restrittive, possono servire anche 6-9 mesi prima di avere i permessi necessari; nel caso di una struttura già esistente che dev’essere aggiornata e modificata, si parlerebbe invece di 3-4 mesi.

Intanto, Musk prende confidenza con l’argomento: uno dei suoi razzi SpaceX ha appena portato sulla Stazione spaziale Internazionale, insieme con altri rifornimenti, 128 piccoli calamari luminescenti e circa 5mila minuscoli vermi. Vero: serviranno per alcuni esperimenti e non come cibo per gli astronauti (come abbiamo spiegato con l'articolo Come si mangia nello spazio), ma magari in futuro…

Immagine di apertura Alphabetcity

Articolo di Emanuele Capone

Si è formato professionalmente nella redazione di Quattroruote, dove ha lavorato per 10 anni. Nel 2006 è tornato nella sua Genova, è nella redazione di Italian Tech e scrive di tecnologia.

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