Attualità

Soave 3D, i colori del Vulcano

pubblicata il 28.05.2013

Non sono facilmente leggibili le emergenze vulcaniche del Soave: nè da terra nè dal cielo. Non i classici profili conici, non crateri o loro porzioni: ma una zona in cui le ere geologiche hanno contaminato - strato su strato - le componenti del suolo, arricchendo i terreni del Soave di contrasti aspri in contrapposizione alle curve dolci ed opìme delle colline. A perdita d'occhio: filari. Disegni geometrici, improvvisi cambiamenti di pendenza, linee morbide, binari verdi su cui l'occhio corre fino all'orizzonte. Lo scenario ideale per allevare la Garganega e coglierne gli infiniti modi di espressione. La produzione del Soave è enorme. Gli ettari tanti, i produttori tanti. Il Consorzio Tutela Vini Soave e Recioto di Soave ha organizzato un incontro variegato ed importante per approfondire le tematiche legate alla qualità, che con minimo sforzo si può trovare anche nel regno della quantità. Un paio di visite in cantina (Coffele, Gini) per indagare le differenze tra i Soave calcarei e quelli vulcanici: i Soave cosiddetti "bianchi" e "neri". Un momento conviviale per prelevare qualche reperto storico dalle cantine dei produttori, che hanno proposto annate vecchie e vecchissime. Una degustazione seriale con poco meno di cento campioni, di cui indagare tipicità ed esecuzione. Al forestiero restano due fondamentali considerazioni, che al di là della finalità promozionale dell'evento, hanno peso per l'appassionato e per il consumatore. 1. Omologazione, tipicità e varianza. Il rischio dell'aderenza al tipo è la piattezza, che è l'altra faccia della medaglia della riconoscibilità. La percepibile, netta difformità delle due principali espressioni del Soave dimostrano che è possibile compensare ed integrare i concetti. Più aereo, floreale, non raramente aromatico il Soave di Soave, più scuro e cupo, martellante il Soave di Monteforte d'Alpone. Raggruppamenti che sto facendo con l'accetta per semplificare: ma basta visitare qualche cantina per rendersi conto: i volti di Gini, che scavano in un muro di basalto nero che pare appena estratto da Ercolano per fugare ogni dubbio. 2. Il Soave sa essere longevo. Assaggiate bottiglie targate 2006, 2003, 2001 e 2000 ma anche 1999 e 1997 che parlavano di vita viva, con i giustificativi dell'età ridotti ad elementi caratterizzanti e non a criticità da gestire. In particolar modo fieramente giovanili i vini di provenienza "basaltica", capaci di regalare una maturità composta ed elegante che riesce a sorprendere. Del resto, conviene guardare un paio di foto, poi inforcare la vettura e farsi un giro. C'è un piccolo mondo molto profondo da scoprire. NdA: Un grazie a Elisabetta Tosi e Giampiero Nadali, inesausti fomentatori di bit nell'analogico mondo del vino.

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