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Roadrunner, il film che ricorda Anthony Bourdain a 3 anni dalla morte

pubblicata il 08.06.2021

“Roadrunner” è un po’ come “Blade Runner”: è chi corre, chi va veloce e si prende qualche rischio, è chi per quell’andare veloce sviluppa assuefazione e dipendenza, è chi sta sempre sul filo del rasoio e non vorrebbe e non potrebbe stare altrove. È chi non riesce a stare fermo e deve sempre guardare oltre e avere qualcosa da fare. “Roadrunner” è anche il titolo del film dedicato alla vita dello chef Anthony Bourdain, che era insieme un “roadrunner” e un “blade runner”, uno che si buttava dagli scogli senza sapere quanto mare ci fosse sotto. Era uno che “il tuo corpo non è un tempio, è un parco di divertimenti: goditi il viaggio”, uno che non si dava mai pace.

Il lungometraggio è prodotto da Focus Films e dovrebbe arrivare nei cinema americani il prossimo 16 luglio, ma sarà proiettato in anteprima l’11 giugno al TriBeCa Film Festival di New York, pochi giorni dopo il terzo anniversario della scomparsa di Bourdain, che l’8 giugno 2018 si tolse la vita nella stanza di un hotel di Strasburgo. Aveva 61 anni.

Una vita da film, ma per davvero

Un’idea di come sarà il documentario la si può comunque avere guardando il trailer, che è piuttosto lungo ed è stato diffuso su YouTube a inizio giugno: spezzoni mai visti della vita di Bourdain, dei suoi viaggi in giro per il mondo, dall’Italia all’Oriente, raccontati in parte dalla sua stessa voce e in parte dagli amici, da chi lo ha incontrato e conosciuto, compreso il collega Éric Ripert, che lo trovò privo di vita in quella camera di albergo cui lo chef affidò i suoi ultimi segreti.

 

“Roadrunner” è diretto da Morgan Neville, che nel 2013 ha vinto un Oscar per “20 feet from Stardom”, un film sui coristi, che stanno davvero a 20 passi dalla fama, e nel 2018 ha firmato “Won't you be my neighbor?”: è il documentario/biografia che ha incassato di più nella storia del cinema ed è dedicato al presentatore americano Fred Rogers. Insomma, se non bastasse la storia di Bourdain a fare ben sperare per la buona riuscita del film, c’è pure un regista che è una garanzia per questo tipo di progetti.

E però la vita di Bourdain sarebbe bastata eccome, anche per quello che faceva lontano dai fornelli: oltre vent’anni fa ha scritto il libro “Kitchen Confidential”, fra i primi a svelare in maniera impietosa il cupo backstage delle cucine dei ristoranti e le vite irregolari degli chef; è stato una rockstar della cucina e come una rockstar ha pericolosamente vissuto; ha viaggiato dappertutto, facendosi vedere nel 2016 in una Haiti devastata dall’uragano e poi ad Hanoi, in Vietnam, a cena con Barack Obama in un bar qualsiasi, come due persone qualsiasi. E poi ancora in Italia, tantissimo in Italia: nei suoi ultimi giorni è stato a Firenze con il cantante Pierò Pelù e l’attrice Asia Argento, che allora era la sua compagna, e infine in Francia, a Strasburgo, dove le luci intorno a lui si sono spente.

Film e serie per ritrovarlo in streaming

Negli anni, però, quante luci davanti a lui si sono accese: dall’inizio dei Duemila è stato protagonista e autore di molti show televisivi, da “A Cook's Tour” a “Top Chef” e “Top Chef: All-Stars”, sino ai famosissimi “No Reservations” e “Parts Unknown”, che era quello che stava girando a Strasburgo nel 2018 quando ha deciso di togliersi la vita.

Purtroppo, nessuno di questi programmi è visibile in streaming in Italia, però Bourdain compare in “Jeremiah Tower: the last magnificent”, che è dedicato allo chef americano ed è visibile su Netflix, e pure nel gradevole “La grande scommessa”, un film del 2015 in cui interpreta se stesso e spiega come funziona un tipo di obbligazioni facendo un paragone con la zuppa di pesce (è su Amazon Prime Video).

E c’è da scommettere che con l’arrivo di “Roadrunner” molte delle altre opere che lo hanno come protagonista torneranno a essere visibili. Guardarlo sarà un po’ il nostro modo per stare vicino a un uomo che tanto faticava a lasciar avvicinare le persone: “Immagino quanto sia stata dura per lui aprirsi con qualcuno e ammettere che non stava bene e aveva bisogno di aiuto”, si sente raccontare nel film. E sarà anche il modo per farlo tornare nelle nostre vite, almeno per un po’, almeno per qualche ora.

Articolo di Emanuele Capone

Si è formato professionalmente nella redazione di Quattroruote, dove ha lavorato per 10 anni. Nel 2006 è tornato nella sua Genova, è nella redazione di Italian Tech e scrive di tecnologia.

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