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Procida: cosa vedere e cosa mangiare in un’isola da cartolina

pubblicata il 27.06.2022

Elsa Morante con L’isola di Arturo, ma anche Matt Damon ne Il talento di Mr Ripley. Massimo Troisi con Il postino, ma anche i The Jackal con la serie tv Generazione 56K. Capolavori della letteratura, cinema hollywoodiano, pellicole cult made in Italy, volti amati dei social: Procida con la sua bellezza sospesa nel tempo diventa lo sfondo ideale per accogliere qualsiasi storia si voglia raccontare (e vivere). Appena 4 km quadrati di terra emersa ne fanno l’isola più piccola tra quelle del Golfo di Napoli, dopo Capri (la più grande) e Ischia, tanto che si può visitare interamente a piedi in un solo giorno - si dice in 6000 passi, per l’esattezza - godendo delle spiagge, dei panorami mozzafiato e, ovviamente, del buon cibo.

Perché concedersi qualche giornata o un weekend procidani, soprattutto quest’estate? Perché l’isola è stata nominata Capitale Italiana della Cultura 2022, un riconoscimento istituito nel 2014, che nel corso di questi anni ha visto protagoniste città diverse tra loro (da Cagliari a Parma, da Mantova a Palermo) per un viaggio nella “grande bellezza” del nostro Paese. E Procida di bellezza ne è davvero ricca. Noi abbiamo potuto toccarla con mano (e anche con forchetta) in occasione della Cena Esagerata organizzata da Voiello, brand dal dna campano nonché main partner e promotore di diverse iniziative per valorizzare il bello e il buono di questo territorio.

Partiamo dal bello.

Un’isola a colori. Giungere a Procida è molto semplice: in un’ora di traghetto o di aliscafo dal porto di Napoli o di Pozzuoli si sbarca in un piccolo mondo antico che subito cattura l’attenzione per le abitazioni dai colori pastello, le pittoresche barche di pescatori (e qualche yacht decisamente più contemporaneo), i ristoranti uno accanto all’altro, con i tavoli all’aperto che sembra quasi di mangiare direttamente nel mare. L’isola si presenta proprio com’è ritratta in molte immagini da cartolina: il porto principale di Marina Grande, il porto turistico e zona balneare della Chiaiolella e il caratteristico villaggio di pescatori di Marina Corricella dove furono girate molte scene del film Il postino rappresentano esattamente quest’immaginario di isola al di fuori del tempo e dello spazio, baciata dal sole, dove non mancano negozietti di artigianato locale e di cappelli per proteggersi dalla canicola così come gatti che si aggirano tra i commensali alla ricerca di qualche bocconcino gentilmente offerto

L’interno tra viuzze, cortili nascosti e panni stesi. Indossare scarpe comode, oltre al già citato copricapo, è una buona regola per darsi poi all’esplorazione dell’interno, ammirando le caratteristiche architetture che si snodano lungo vie in salita e discesa, tra le cupole, gli archi e le linee sinuose dei casali, le tipiche abitazioni procidane che si trovano nel borgo di Casale Vascello. Qui i palazzi con ringhiere e i panni stesi ad asciugare all’aria, i cortili nascosti dove i bambini giocano a pallone ricordano l’atmosfera popolare e autentica dei Quartieri Spagnoli di Napoli.  I panorami blu. Impossibile essere a Procida e non ammirare un panorama che più blu dipinto di blu non si può: da Terra Murata, per esempio, borgo fortificato a picco sul mare che sulla sua sommità ospita il Palazzo d’Avalos, costruito nel ‘500 e dimora della famiglia che ha governato l’isola fino al ‘700. Oppure da quella che viene definita la “Terrazza di Procida”, ovvero Semmarezio, una piazzetta dalla posizione estremamente favorevole, non solo per la bella vista dell’orizzonte, ma anche per quella sul Santuario di Santa Maria delle Grazie, chiesa di colore giallo-sabbia che vi sembrerà subito familiare, in quanto compare in moltissime foto dell’isola per il suo stile barocco. E gli scatti per Instagram si sprecano.

Arriviamo al buono.

Una cucina di terra e di mare in perfetto equilibrio. Le zone a nord di Punta Serra e Punta Pioppeto sono parti dell’isola votate all’agricoltura. Il terreno di origine vulcanica, infatti, favorisce lo sviluppo di colture come i carciofi di Procida (carciofi mammarelle) e i limoni che rendono la cucina procidana un perfetto mix tra i prodotti che regala il mare e quelli che regala la terra, per una tavola che esalta al tempo stesso tradizioni gastronomiche contadine e dei pescatori. Ecco quindi che compaiono piatti con pesce e frutti di mare, come le canocchie, qui chiamate “cicarelle” sia in versione più marittima sia più “terrena”: per esempio gli spaghetti con le canocchie, conditi con un profumato sugo al pomodoro e peperoncino, oppure le cicarelle e patate, cotte in padella con olio extravergine d’oliva e prezzemolo tritato.

L’insalata di limoni. Passeggiando per l’isola è impossibile non imbattersi in meravigliosi giardini ricchi di alberi di limoni. Con questi frutti si realizza uno dei piatti simbolo dell’isola, precisamente con i limoni pane. Questa varietà, ormai diventata in realtà sempre meno diffusa, ha la caratteristica di avere frutti grandi dalla buccia sottile e dall’albedo (la parte bianca) abbondante. Proprio per lo spessore dello strato spugnoso i limoni si chiamano “pane” e si gustano senza eliminarlo: una ricetta semplice, preparata soprattutto in famiglia (ma si trova anche nei ristoranti), è l’insalata di limoni, dove i limoni vengono privati della scorza, tagliati grossolanamente e messi in ammollo in acqua per circa 30 minuti. Si scolano, si trasferiscono in un’insalatiera e si condiscono con aglio tritato a piacere, olio extravergine d’oliva, peperoncino e foglioline di menta fresca. Dopo un’ora di riposo in frigo l’insalata è pronta per essere gustata.

I profumi dello chef Marco Ambrosino. Uno dei maggiori rappresentanti della cucina d’autore procidana è senza dubbio lo chef Marco Ambrosino, nato sull’isola nel 1984 e ora chef del Ristorante 28 posti di Milano. Voiello ha chiesto a questo talentuoso chef di realizzare dei piatti di pasta per raccontare i “tesori” dell’isola e dai suoi suggerimenti abbiamo imparato che Procida è anche un’isola da annusare, ricca di profumi. Qualche esempio? Sulla costa, dalla primavera all’inizio dell’autunno, cresce il finocchio di mare, una pianta erbacea spontanea che anticamente veniva utilizzata dai naviganti come fonte di vitamina C. Ora, messa a crudo come decorazione, dona alle preparazioni un aroma inconfondibile. Oppure, nelle aree più selvatiche dell’isola, specialmente sulle punte, si trovano piante di carruba, chiamate dagli isolani "sciuscelle": si possono utilizzare per aromatizzare l’acqua della pasta. Per finire, dei meravigliosi limoni pane lo chef usa anche le foglie. Come? Le lascia essiccare, le frulla e ottiene così una profumatissima polvere, perfetta come tocco finale gourmet per una ricetta estiva.

Voglia di dolce: la lingua di Procida. Non aspettate di tornare a Napoli per fare incetta di sfogliatelle e babà. Visitare Procida significa (anche) dare un morso alla sua lingua: ovvero assaggiare questa tipica sfoglia friabile e croccante a forma di lingua di bovino farcita con soffice crema al limone. La sua origine si deve al pasticcere napoletano Pasquale Mazziotti, che una volta trasferitosi sull’isola attorno agli anni ‘70 inventò questa prelibatezza per esaltare il lato più goloso dei limoni. Ne divenne così il dolce simbolo. La lingua di Procida è conosciuta sia come Lingua di Bue sia come Lingua di Suocera e si può trovare in pasticceria, come dessert nei ristoranti e nei buffet delle colazioni. Il nostro consiglio? Ovunque la troviate, mangiatela. Perché una volta tornati a casa vi mancherà tantissimo.

TRE INDIRIZZI TOP

Per dormire: hotel a conduzione famigliare Solcalante, camere colorate con patio privato e piscina con vista mare, a soli 5 minuti a piedi dalla “Spiaggia del Postino”, dove fu girata la scena dell’incontro tra Massimo Troisi e Maria Grazia Cucinotta.  Per mangiare: ristorante Caracalè per la sua cucina semplice ed elegante al tempo stesso, nel caratteristico borgo della Corricella.  Per comprare la lingua di Procida: Pasticceria Bar Roma, dove Pasquale Mazziotti la inventò, facendola diventare in breve tempo il dolce simbolo dell’isola.

Una scena tratta dal film Il postino: il bar di Beatrice (Maria Grazia Cucinotta) si trova a Marina Corricella.

 

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