Attualità

La nuova vita del Margarita: il noto drink a base di tequila torna a spopolare nei cocktail bar

pubblicata il 13.10.2023

A lungo confinata in una sorta di trauma generazionale – gli shottini con sale e limone al bar della discoteca, che hanno causato cerchi alla testa a più di un adolescente… -, oggi la tequila cancella i ricordi sgraditi e vive un momento di meritato splendore, grazie soprattutto al suo drink più celebre

È l’ora dell’aperitivo e The Spirit, innovativo cocktail bar situato a Milano, nel quartiere di Porta Romana, inizia lentamente a riempirsi. La sala accoglie gli avventori, avvolgendoli in un ambiente soffuso sottolineato da un gioco di luci calde. C’è chi è appena uscito dall’ufficio e vuole concedersi un piccolo premio dopo una faticosa giornata di lavoro, chi fa tappa qui per un drink prima di andare a cena o a teatro, e chi arriva, magari dall’altra parte della città, con un unico obiettivo: bere bene in un’atmosfera da sogno. In molti, dopo aver dato un’occhiata alla lista dei drink, non hanno alcun dubbio: scelgono il Dry Margarita.

«Da quando l’abbiamo messo nel menu, è subito diventato il nostro best seller. Non era mai successo prima con un cocktail a base tequila»: è il commento, piacevolmente stupito, di Ivan Francesco Filippelli, Bar Manager del locale.

Un mix di successo

Nella sua ricetta originale, il Margarita è composto da tequila, triple sec (liquore all’arancia: il più diffuso è il francese Cointreau), succo di lime, ghiaccio. Viene servito in un bicchiere specifico – così specifico da aver assunto il nome del drink: la coppa margarita, appunto -, con il bordo ricoperto di sale.

Qual è invece il segreto del successo del Dry Margarita di The Spirit? Ingredienti originali e un gusto pieno che rappresenta un perfetto mix fra passato e presente. Qui la tequila dialoga con un aperitivo italiano ai frutti rossi, dolce e leggermente acidulo, e con il succo di limone, più morbido rispetto al lime. Una goccia di zucchero permette di mitigare la parte più aspra e amara del drink, che poi viene reso cremoso con poco addensante vegetale – soluzione innovativa rispetto al tradizionale bianco d’uovo, che va incontro alle esigenze dei clienti vegani ed evita che l’odore dell’albume diventi troppo invadente.

Nel servizio, una nota di forte personalità: niente coppe margarita, ma calici diffusi negli anni Trenta del secolo scorso e oggi tornati in gran voga. Parliamo dei bicchieri Nick & Nora, che devono il nome ai protagonisti del film L’uomo ombra (di W.S. Van Dyke, 1934): l’ex detective Nick Charles, interpretato da William Powell, e sua moglie Nora, ossia Myrna Loy. I due si trovano a indagare su un caso particolarmente delicato, ma le ricerche non li distraggono dalla loro più grande passione: sorseggiare drink nelle coppette a cui, senza saperlo, daranno il nome. Nel Dry Margarita di The Spirit, il bordo del calice è comunque ricoperto di sale, per ammorbidire l’acido del cocktail e soprattutto per evocarne l’immagine classica.

Un viaggio nel tempo

I bicchieri Nick & Nora sono uno dei molti dettagli del curatissimo arredamento di The Spirit, luogo dal fascino indiscutibile che sembra sospeso fra realtà e illusione e fa viaggiare con la fantasia verso epoche ormai lontane. Soprattutto, ci riportano a un periodo molto importante per la nostra storia, perché è proprio negli anni Trenta del Novecento che potrebbe essere nato il Margarita. Il condizionale, però, è d’obbligo: molte sono le versioni sull’origine del cocktail e nomi, date e luoghi si confondono, alimentandone la leggenda.

Se Ciudad Juarez e Tijuana sono i centri messicani che se ne contendono la nascita, alcune tracce portano anche in California, e addirittura in Texas. Sugli anni le ipotesi si sprecano, e anche sulle presunte muse dei barman che avrebbero inventato il drink: la diva messicana Rita de la Rosa, la mecenate d’origine tedesca Margarita Henkel Cesena, o ancora Margaret Sames, grande protagonista della vita mondana di Dallas…

David Wondrich, uno dei maggiori esperti mondiali di storia dei cocktail, punta invece i riflettori su una famiglia di drink dal passato glorioso, che affonda le radici negli ultimi decenni dell’Ottocento. I Daisy, questo il loro nome, non sono facilissimi da definire perché presentano un’infinità di varianti, ma tendenzialmente sono composti da una base alcolica, un liquore e del succo di limone. L’esempio più longevo di cui abbiamo traccia è il Brandy Daisy, fatto con brandy, Curaçao, gum syrup e limone: le prime menzioni risalgono al 1876, ma lo si beve con gusto ancora oggi.

Date le premesse, si potrebbe allora immaginare che un barman messicano, probabilmente fra la fine degli anni Venti e l’inizio del decennio successivo, abbia voluto proporne una versione locale, utilizzando come base alcolica il distillato più noto e diffuso della sua terra: la tequila, prodotta a partire dall’agave blu coltivata nello Stato messicano di Jalisco. Triple sec al posto del Curaçao, lime pungente e aromatico a sostituire il limone, ed ecco qua… Il Tequila Daisy si sarebbe prima affermato nell’area di Tijuana per poi tornare verso gli Usa con un nome più esotico ed evocativo: Margarita, ossia la traduzione letterale di “daisy” in spagnolo.

Verità o fantasie? È impossibile stabilirlo. Quel che è certo è che agli inizi degli anni Cinquanta compaiono le prime tracce scritte, nello specifico una ricetta del Margarita pubblicata sull’Esquire, e che da allora il cocktail si diffonde a macchia d’olio ben oltre i confini del Messico e degli States.

Bere Margarita oggi

«Con quell’aria delicata / Con un fiore tra le dita / Bevi un altro Margarita / Poi mi dici che è finita…» cantano Elodie e Marracash nell’estate del 2019: il loro singolo Margarita conquista le radio e il web, con decine di milioni di riproduzioni streaming e visualizzazioni su YouTube. E l’estate è il momento ottimale, ma non certo l’unico, per gustare un cocktail che profuma di viaggi e avventure, di caldo e libertà – un cocktail che, negli ultimi anni, è tornato sulla cresta dell’onda e sembra intenzionato a starci ancora a lungo.

Perché? Secondo Ivan Filippelli di The Spirit, fondamentale è stato il recente ingresso nel mondo dei distillati dall’agave, e in particolare della tequila, di volti noti del jet set. La prima celebrità a investire nel settore è stata George Clooney, che già nel 2013, insieme all’amico (nonché, per inciso, marito di Cindy Crawford) Rande Gerber, ha creato il brand Casamigos, linea di tequila campione di vendite che ha già incassato prestigiosi premi – oltre alla fiducia di barman e consumatori. È stata poi la volta di Nick Adams (Villa One), Adam Levine (Calirosa), Dwayne “the Rock” Johnson (Teremana) e, in tempi più recenti, di Kendall Jenner (818), tanto per citare i più famosi.

«È un po’ quello che è successo con il Cosmopolitan dopo il successo di Sex and The City» suggerisce ancora Ivan Filippelli. Il “Cosmo”, drink preferito di Carrie Bradshaw (la protagonista della serie, interpretata da un’iconica Sarah Jessica Parker), vive un lungo momento di splendore a partire dall’inizio degli anni Duemila, diventando il simbolo di un nuovo tipo di femminilità: più libera, indipendente, emancipata. Ma bevuto, e molto, anche dagli uomini.

Oggi, invece, la visibilità di cui gode la tequila di qualità ha fatto sì che il Margarita tornasse ai vertici della fama, affermandosi come un cocktail dalla lunga storia, che ha saputo rinnovarsi, crescere e persino evolvere nel corso degli anni. Ma senza mai perdere quel suo gusto esotico e stimolante, che racconta di bar, musica e spensieratezza, e di incontri emozionanti e notti infuocate in terre straniere…

Manuela Mellini

Condividi

LEGGI ANCHE