Attualità

Il Sabato del Villaggio | Poi dicono che c'è la Crisi

pubblicata il 06.07.2013

Prenoto. Il giorno prima: sono 300km da fare tutti d'un fiato, almeno questo tiene aperto a pranzo. Parto.
Lo sanno anche le pietre, ormai: i cantieri autostradali si aprono d'estate. C'è un motivo tecnico per il quale gli asfalti vanno posati sotto la bollenza del solleone: sarà così. Non mi è chiaro se è per lo stesso motivo che la posa degli asfalti non può essere fatta di notte, quando il traffico si riduce del 70%. Ma noi paghiamo entusiasticamente il pedaggio, anche quando l'autostrada diventa un toboga, e la coda diventa lunga. Sono partito per tempo, ma non così tanto per tempo: faccio ritardo. Sono di quelli all'antica, a cui hanno martellato in testa il concetto della puntualità come strumento di comunicazione non verbale. E sono anche di quelli che stigmatizza i clienti che non si presentano dopo aver prenotato, brillando nello spazio sidereo per il loro telefono spento.
Quando vedo che farò ritardo - non tanto, mezz'ora, ma ineluttabilmente - chiamo. Mi aspetto come minimo una vampata di rovente gratitudine per la mia solerzia, il mio palese rispetto, la mia dovizia. Riporto il dialogo, come registrato dalla viva voce.
"Sàlve [con voce gioviale] ho una prenotazione per oggi" "Sì. [tono dell'impiegato dell'ufizio Analisi delle Urine]" "Purtroppo ho avuto un inconveniente in autostrada" "Sì. [tono dell'addetto comunale Pesi e Misure]" "Mio malgrado farò ritardo..." "Sì... [Sta perdendo la pazienza. Direttrice della Riscossione Crediti]" "Temo, credo, non meno di mezz'ora. Spero di non creare disagio." "Beh. [Pausa catartica di riflessione.] La cucina chiude alle quattordici, perciò." "Allora a presto." "Sì. [Gliele ho gonfiate. Capito?]"
Solo perché fa caldo, e in questi sabati che sono tutti a rosolare i controfiletti al mare, tratto un argomento così trito e nojoso come la cultura dell'accoglienza, ma. Ecco, a mio avviso quali sono i tre crimini commessi dalla GO [Gentile Operatrice] e che vorrebbero puniti con l'interdizione perpertua dal contatto con il pubblico.
1. Visto il livello medio di attenzione della clientela, per uno che si premura di avvertire per un ritardo di mezz'ora, non dico il numero di telefono delle sorella più bella ma: un "Grazie!" sincero e sorridente me lo vorrai dire?
2. "La cucina chiude". Che bisogno c'è di specificare che se il ritardo fosse stato più pesante, pur per colpa non mia, mi avresti chiuso la porta in faccia? Bastava stare lì con la testa, realizzare che sarei arrivato in tempo e snocciolare un amorevole, zuccheroso, indimenticabile "Non c'è problema, l'aspettiamo" e chiudere con uno di quei sorrisi che passano attraverso l'altopallante.
3. "alle quattordici." Chiude alle quattrodici? In una città d'arte visitata ogni giorno da un milione di turisti affamati "chiude alle quattordici"? come dire che serviamo gli impiegati del catasto e poi chiudiamo su la baracca perché ne abbiamo già presi abbastanza?
Poi ci sarebbe da raccontare quale significato semantico, quale comunicazione non verbale elargisce il tavolo di fianco che resta mitragliato dei residui del pasto precedente per un'ora, come se gli avventori fossero stati impiombati durante una sparatoria in un saloon, ma questa è un'altra storia.

Condividi

LEGGI ANCHE