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Il Sabato del Villaggio | Perché prevedere quello che ti succederà nel piatto è assai meno divertente che azzeccare le previsioni del tempo

pubblicata il 17.12.2011

Dice: sereno variabile. Imberti il bagagliaio con brache corte, pèdule, camicia a quadri, un bel cestino pieno di panini imbottiti, creme solari, la cartina dei sentieri del medio Appennino e parti. A parte che sul sentiero del Monte Nevoso trovi la Comunità Anziani Pedulatori del Peloritano a sgranchirsi le gambe, una compagnia di sette famiglie con passeggini per off-road estremo, una coppia di giovini atletici con tre feroci Rottweiler, la III^A del Liceo Scientifico L.Spallanzani in cerca di reperti fittili del Mesozoico, la compagnia Amici della Trota con attrezzatura al seguito, il coro borzanitano degli Alpini che canta senza interruzione Sul Cappello Che Noi Portiamo, don Giuseppe Badodi detto Don Pedana per i suoi piedi numero 51 e il suo passo lungo e disteso, molto disteso. Ed oltre ad essi autotrasportatori avicoli, manutentori di pozzi artesiani, attempati studiosi di geologia, ragazze in infradito e shorts con cellulari viola in mano, pallavolisti con dita fratturate da schiacciate troppo energiche,  indossatori di tutine colorate casualmente accoccolati su mountain bike, famiglie di senegalesi con abiti a fiorami, macellai equini di Albinea, viticoltori biologici di Sozzigalli. Però il tempo è bello: le previsioni erano azzeccate. Sulla vetta azzannerai il tuo sfilatino con mortadella e mayonese Calvè e berrai acqua naturale non senza un certo soffuso piacere: almeno quanto quello di sfilarsi lo zaino dalle spalle. Ecco, tutt'altra cosa quando ti siedi a tavola, magari nemmeno nell'ultima trattoria di Caracas, e sai già com'è il finale di partita appena il segaligno cameriere in giacca nera cravatta nera pantaloni neri scarpe nere si palesa dalla porta della cucina. Fuagrà? certo, con la mostarda. Maialino? certo, croccante. Patate? certo, viola. Pane? certo, lievitato duecento ore con lievito madre. Carne? certo, cotta duecento ore a bassa temperatura. Polenta? certo, con farina macinata a pietra. Riso? certo, invecchiato sedici anni. Pasta? Certo, artigianale di Gragnano. Gamberi? di Mazzara Mazara. Pesce? d'amo. Battuta? al coltello. Sono molto indeciso su dove situare il labile confine tra la cucina classica e la routine manieristica, la rappresentazione di un canone. Capisco che un perfetto Chateaubriand sia una specie di esercizio di stile, una specie di triplo Axel per un pattinatore: non è facile, ma per poterti qualificare tale devi saperlo eseguire in modo perfetto. Però il campione olimpico, per potersi qualificare tale, saprà inventare. Che è assai meglio che scoprire, e assai meno noioso che replicare. Uno molto più furbo di me un giorno disse che essere originali è la più grande delle virtù, voler essere originali è uno dei più grandi vizi. Diciamo che ci sono frangenti in cui ci si potrebbe accontentare dei volonterosi tentativi. Immagine: PianetAvventura

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