Attualità

Il Sabato del Villaggio | Dire che la gastronomia è qualcosa di più dei ciccioni che s'abboffano a scrocco.

pubblicata il 04.08.2012

 
Compito di oggi: provare a dire qualcosa di meno banale che: "la gastronomia è cultura". Perchè poi dentro alla cultura ognuno ci mette quello che vuole, a seconda dei tempi e dei modi. E giusto per ricordare che la cultura non è citare Feuerbach ad ogni sforchettata oppure sfoggiare come l'orologio della comunione qualche frase ad effetto di Brillat Savarin.Dico questo mentre assaggio tutto ciò che è commestibile in terra greca, e mi accorgo che la Grecia proprio non ha una gastronomia. Ha una modestissima storia del nutrimento, una pallida rappresentazione di quei cinque o sei ingredienti che sempre tornano, arenati su una ripetitività conclamata fino alla noja.Allora cosa significa per una nazione avere una gastronomia: sì, storia, sì cultura, ma è - in fondo - molto di più. Prima di tutto significa aver sviluppato una intelligenza estetica eterodiretta: cioè cerco la bontà e la bellezza del piatto al di là della sua funzione e del suo scopo, che è quello di nutrire. Gastronomia è sapienza, coagulata attorno ai canoni ed ai ricettari, ma soprattutto al mestiere dei cucinieri. E' sociologia - il nostro modo di stare a tavola, nel convivio - è antropologia addirittura quando spiega le modalità in cui una una nazione, o addirittura una regione trasforma il cibo per elevarlo dal suo essere e rendere grazie (e grazia) alla sua essenza: la bontà.Ed è conoscenza, innovazione, ricerca, condivisione, dialettica, letteratura, immagine, teatro, rappresentazione.Ma soprattutto, amico mio, la gastronomia è metafora. Metafora consustanziata del vivere di un popolo, in forma di ciò che introduce nel suo prezioso corpo. E il come ed il perchè.Poi certo, ci capita anche di rovinarci di golosità, ma siamo umani, che diamine.La terrificante immagine di un piatto di spaghetti al tonno.

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