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Il Sabato del Villaggio | 7 segreti per sembrare un intenditore anche se sei astemio

pubblicata il 15.02.2014

Il fascino irresistibile dell'assaggiatore seriale. Il Serial Taster sta in su il suo bicchiere, per i fatti suoi, con lo sguardo assorto smarrito nel vuoto, le labbra arricciate alla ricerca di quel riconoscimento. Che sì gli pare buccia di cedro candito, ma non è certo che sia sponda Tirreno o sponda Ionio. Che sia stato caramellizzato con zucchero di cane o zucchero bianco. Ma soprattutto, e qui solo i più grandi potranno cimentarsi, rendersi conto se il fuoco su cui ribolliva il pentolone era a legna, a gas o induzione.
Ebbene quell'uomo non deve chiedere mai. Stormi di ragazze si gettano ai suoi piedi chiedendo di riconoscere il loro parfume con un solo colpo di narice, o la marca di rossetto con un solo fugace mezzobacio. Ma lui, il Serial Taster, tetragono ad ogni tentazione, rimarrà incorruttibile, con il suo calice tra le dita, algido e freddo come una statua di bronzo.
Per tutti quelli che anelano a rassomigliare ad un Serial Taster senza la trafila dell'AIS, ONAV, IVAN e RUNTAL, ecco i sette segreti che li faranno sembrare perfetti assaggiatori, anche se non hanno mai bevuto nulla in vita loro.
1. Il Bicchiere. Le persone normali tengono il calice per lo stelo, quelli bravi per il piede: tutti lo vorticano come una centrifuga da lavatrice, ostentando formidabili giuochi di polso. Il Serial Taster invece inclina il calice tra pollice ed indice, appoggiando il piede dentro il palmo, e ruotandolo lentissimo come se stesse rollando. Mentre rolla ti regalerà un breve sorriso maffone.
2. Il colore. Il Serial Taster non alza mai il bicchiere verso la luce, con il rischio di esporre la scella al pubblico ludibrio. Anzi, avvicina il bicchiere ad una superficie bianca, piega la testa di lato e dice, Che colore eh. Gli basterà acquisire una espressione angustiata per la difficoltà di praticare una indagine spettrocromatografica ad occhio, al termine della quale ti paleserà un breve sorriso maffone.
3. Il Profumo. La parola vietatissima è "bouquet" che precipita l'assaggiatore in una abisso di anni 70, e fa pensare di guidare ancora delle 128 sport con il mangiacassette Stereo8. Pure "sentori" è sdrucciolevole, in quanto richiede poi una indicazione oggettiva. Il Wannabe Serial Taster deve immergere profondamente la protuberanza nel bicchiere con occhi socchiusi, e dopo breve riflessione esalare un "…Che bel nasino!" regalandoti un breve sorriso maffone.
4. Il Frutto. Tutti i vini vengono dal frutto, e ad esclusione del Flambon de la Maison Grand Crù Classè, Chateau Buillon 1961 che pur venendo dal frutto sa solo di cavallo dei pantaloni per l'invasione di brettanomiceti, hanno dentro il frutto. Si vince facile a parlare di frutto. Tanto il ribes nero non l'ha mai annusato nessuno. Quindi il Nostro estraendo la proboscide dal bicchiere dirà "…E c'è anche il frutto!", con una espressione tra il sorpreso e l'ammirato, e ti donerà un breve sorriso maffone.
5. Il Minerale. Un bel minerale non si nega a nessuno. Il più inafferabile e sfaccettato dei descrittori potrà piegarsi ad ogni brezza, l'importante è non sbilanciarsi. Il Wannabe Serial Taster guarderà verso il soffitto, pregustando il momento in cui potrà dire "Mineraale...", calcando bene l'accento sulla a. I più arditi potranno dire cose tipo "…questa mineralità scoscesa…" oppure "… questa vena minerale …" esprimendo un breve sorriso maffone.
6. Il salato. E' una delle cose che distingue il Vero Assaggiatore dal Bevitore Comune: distinguere il sale nel bicchiere. In genere sostiene la questione con argomentazioni fuffistiche, ma conviene stare alla larga, chissà mai che attorno ci sia qualcuno che ne capisce qualcosa di sali e tabacchi. Quindi il Bevitore Astemio dopo aver labbrato il liquido, massaggiato le papille e deglutito dirà con una espressione convinta "Salàto!". Curando l'inflessione del punto esclamativo ti mostrerà un breve sorriso maffone.
7. L'assaggio. E' il momento più difficile per l'Assaggiatore Astemio, perchè è quello in cui deve dissimulare il suo rapporto dialettico con l'alcool. Allora prenderà un piccolo sorso, lo titillerà tra la lingua e il palato, lo rimetterà nella sputacchiera con nonchalance, poi schioccherà piano la lingua per assaporare meglio, annuendo con britannico aplomb. A questo punto aprendo e chiudendo la mano a pugno esprimerà l'intensità dell'analisi organolettica sottolineando che "E' un vino che va atteso", che va bene in tutte le stagioni. Ovviamente, nel frattempo ti farà dono di un breve sorriso maffone.

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