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Il Sabato del Villaggio | 5 cose da dire a tavola per fare colpo

pubblicata il 18.01.2014

Ci sono corsi-di-tutto: di pane, di pane e salame, di salame, di come fotografare il salame, di come scrivere del salame. Ci sono - pare - anche corsi per fare corsi, tanto che si vocifera di un Albo Nazionale dei Dottori Corsisti. Per accedere al quale sarà necessario paventare un diploma di Laurea in Comunicazione, un attestato di partecipazione ad un Corso Avanzato di PNL, essere capaci di spararsi un selfie con adeguata duckface senza sembrare usciti dal dentista, e scrivere un tema di due facciate con almeno il 30% di termini in inglese e/o acronimi di almeno quattro lettere con note a piè pagina. Il corso però che nessuno ci ha ancora proposto è quello che tutti anelano: di cosa parlare a tavola al primo appuntamento, sapendo che "l'altro" è vagamente appassionato del tema. Un esempio: evitare di esclamare "Uh!, ma è nouvelle cousine" ed essere colpiti con il fondo della costosissima boccia di Dom per comprare la quale vi siete svenati, mentre "l'altro", abbadonandovi sdegnato, vi griderà che la "nouvelle cuisine" non esiste più dal 1974, e che se volevate uscire con la cugina potevate anche dirglielo prima. Allora, ecco .. argomenti che fanno presa a colpo sicuro. 1. I Veri Valori della cucina italia. Indispensabile citare le eccellenze italiane, i prodotti che tutto il mondo ci indivia: ma evitate riferimenti banali, tipo pizza, pasta, pomodori. Ecco un elenco sintetico dei prodotti che faranno sbarrare gli occhi al vostro "commensale": colatura di alici di cetara; fagiuoli di pigna; canestrelli di chioggia, birina di regesta. A quest'ultimo nome otterrete uno sguardo curioso stupito, a cui non risponderete se non con un sorrisetto complice e misterioso. 2. La cucina francese è una cucina di salse. Con espressione seria affermate che sì, i Francesi in quanto a scuola hanno solo da insegnare, che sì, loro sono più bravi nel marketing, e che sì, loro sì che sanno come gestire un ristorante. Poi alzate un soppracciglio e affermate con sicurezza che avendo un modesto panello di ingredienti a disposizione, si sono dovuti inventare tutte quelle salse con tutti quei burri. Poi citate con fermezza il "paradosso francese". A quest'ultimo nome otterrete uno sguardo curioso stupito, a cui non risponderete se non con un sorrisetto complice e misterioso. 3. Bevo solo vini naturali. Scorrendo la carta dei vini, paleserete un'espressione vagamente disgustata, ed esalerete con espressione delusa la sentenza: "Solo referenze commerciali". Poi vi lancerete in una digressione sul vino naturale, partendo dai vini Georgiani in anfora, per arrivare ai nomi più famosi dell'enologia alternativa italiana. Non a caso abbiamo scritto nomi, perchè i cognomi dei produttori vanno rigorosamente omessi. Citerete Angiolino e Fulvio, Nicoletta e Arianna come se fossero vostri compagni di scuola, e direte che bevete vini realizzati "senza pratiche enologiche invasive". E chiamerete le anfore "kvevri". A quest'ultimo nome otterrete uno sguardo curioso stupito, a cui non risponderete se non con un sorrisetto complice e misterioso. 4. Anche io scrivo di cibo e di vino. Questa è la parte più facile: oggi tutti scrivono di cibo. Senza arrivare ad affermare che siete un food-blogger, potete citare a caso uno dei blog più chiacchierati del momento: sparerete nomi a caso, millantando amichevoli relazioni con blogstar di ogni ordine e grado. Non curatevi troppo di quali nomi pronunciate, perchè sono talmente tanti che ci sarà sicuramente un Massimo o un Maurizio, una Lorenza o una Martina che qualcosa ha scritto da qualche parte. Sul finale poi dite che sapete che faccia ha Valerio Massimo Visintin, il crudele e sconosciuto critico milanese, terrore di cheffini e cheffoni: tanto non lo conosce nessuno e potete spacciarne una precisa descrizione fisiognomica senza tema di smentita. Probabilmente a quest'ultimo nome otterrete uno sguardo curioso stupito, a cui non risponderete se non con un sorrisetto complice e misterioso. 5. Le chef donne ruggenti. Perchè noi non siamo sessisti, e quindi possiamo serenamente parlare con stanchezza di questo argomento così avvincente. Citerete Cristina e Viviana, Valeria ed Aurora, Marianna e Rosanna con familiarità, dicendo che da un lato ammirate queste ragazze "belle, brave e grintose" e dall'altra direte che non vi importa se cucina un uomo o una donna, purchè cucini bene. Concluderete con una citazione, "perchè gli uomini sono donne che non ce l'hanno fatta". A quest'ultima affermazione otterrete uno sguardo curioso stupito, a cui non risponderete se non con un sorrisetto complice e misterioso. Argomenti da evitare rigorosamente: Feuerbach perchè siete un palloso intellettuale, la Parodi perché se sapete qualcosa della Parodi non potete sapere alcunchè di cucina, e Masterchef, perché è il sintomo di una vita sociale sotto vuoto spinto. Piuttosto, non risponderete se non con un sorrisetto complice e misterioso, o tuttalpiù sibilando "Guarda che il casting per Masterchef l'ho fatto anche io".

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