Attualità

Il Giusto e il Gusto, di Davide Oldani

pubblicata il 11.10.2012

Sentire parlare Davide Oldani può essere sconcertante: lo chef del D'O di Cornaredo è celebre per uscite infelici su donne e blogger, e per una certa aggressività nel voler avere l'ultima parola. Davide Oldani quando non cucina e non progetta stoviglie di design, spiega la propria idea di cucina, ma con una tale insistenza da far emergere il sospetto che lo faccia per mantenere il controllo sul giudizio sui propri piatti. Da Davide Oldani insomma ci si aspetterebbe un libro antipatico, e per molti versi Il Giusto e il Gusto, Feltrinelli Editore, memoir a cura di e conversazione con Rosangela Percoco, antipatico lo è. Quello che invece non ci si aspetta è che invece sia un libro utile, che trasmette, attraverso il racconto della vita da chef, i concetti fondamentali per chi voglia intraprendere un percorso nella ristorazione. Il libro è diviso in capitoli, in cui Oldani spiega la propria visione della famosa cucina POP e cosa c'è dietro il nome D'O, ed espone la filosofia che lo ha portato a maturare come persona e come cuoco. Abbiamo ascoltato gli stessi concetti esposti in maniera spesso ruvida nelle sue interviste in giro per la rete, eppure qui, anche se sono le stesse cose, non sono le stesse cose: la notoria rigidità dello chef si allenta nell'intervista resa racconto, e le frasi brusche si intiepidiscono in una storia a tutto tondo in cui emerge la voglia di spiegare e di spiegarsi. "La cucina ben fatta, come ogni cosa ben fatta, non ha scorciatoie. Se arrivi al traguardo troppo presto o troppo facilmente, non è che non te lo sei meritato o che per forza hai sbagliato. Semplicemente, ti sei perso qualcosa per strada. Qualcosa che, in qualsiasi punto ti trovi, prima o poi dovrai andare a riprenderti." Parole di Oldani, che mi hanno emozionato: tra zolle dure di concetti rigorosi e volontà ferrea che non smette di alimentarsi, ecco il sogno di un cuoco che sboccia dall'equilibrio tra l'impegno e la libertà, tra l'ambizione e l'umiltà. Il ritratto che Oldani dà di sé non fa sconti, e la sua intera filosofia è scandagliata con determinazione, in maniera a volte ripetitiva, ridondante, tornando continuamente indietro sullo stesso concetto per ribadirlo. Il Giusto e il Gusto si colloca in maniera straniante nel panorama editoriale italiano. Quando parliamo di libri di cuochi per il grande pubblico, troviamo per lo più chi offre le proprie ricette e sé stesso prendendo le misure su una platea non avvezza alla cucina che esprime una ricerca. Oldani, invece, non teme l'incomprensione, o forse ci è abituato, e si mostra così come si vede, senza mezze misure. Nel libro troviamo aspetti personali che non sono propriamente da chef: ora il fratello, ora l'abbigliamento (sì, si autodefinisce "Figo Pop", che vuoi farci), in cenni pure un po' slegati tra di loro. Eppure Oldani ha voluto far confluire tutto in un'unica visione, la sua, anima e corpo col D'O. Possiamo chiederci se questo libro sia l'ennesima strategia di marketing, se ha ragione lui a continuare a parlare di sé manifestando la sua grandeur, o se farebbe meglio a moderare il proprio presenzialismo, vista la spigolosità del personaggio. Davide Oldani si considera un maestro, con tutta la presunzione possibile; i maestri, però, non sono antipatici o simpatici, ma sono solo bravi o meno a trasmettere una lezione: qui, un allievo avrebbe moltissimo da imparare.

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