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Gelato Cacio e Pepe: tutto quello che c’è da sapere sul gusto dedicato alla celebre pasta

pubblicata il 02.09.2022

Abbiamo parlato con gli ideatori di questo nuovo gusto che omaggia un grande classico della cucina romana e ci siamo fatti spiegare il successo dei gelati gastronomici, sempre più di tendenza. 

Quello del gelato gastronomico è un trend in costante ascesa e i piatti iconici della tradizione italiana si trasformano in palline dal sapore sorprendente. L’ultimo arrivato? E’ stato servito a Roma ed è il gusto Cacio e Pepe.

Un gelato omaggio alla cucina romana

Pecorino romano e pepe nero sono i due ingredienti principali di questo nuovo gelato gastronomico proposto da due maestri gelatieri d'Italia, Giorgio Carlo Bianchi e Guido Muraglie (ambasciatori dell’Aig nel mondo), sempre più lanciati nel cavalcare una delle mode food del futuro. Pochi giorni fa, infatti, Bianchi e Muraglie hanno presentato, oltre ai gusti salmone e ragù di manzo, proprio il più romano dei gelati: un cremoso Cacio e Pepe servito su un biscotto salato con una cialda di pecorino romano.

“L’idea è nata da una richiesta di un ristoratore - spiegano i due maestri - Così abbiamo messo a punto la ricetta. Il gelato si può fare con tutte le materie prime disponibili in cucina, ma i formaggi danno il meglio di sé, purché la lista degli ingredienti sia sempre corta. In questo caso: pecorino, latte intero, panna fresca, pepe nero, zucchero (destrosio e glucosio disidratato, quindi poco dolcificanti, ma che non ghiacciano), e addensanti naturali come farina di carrube e di guar.” 

Nessun cono o coppetta: questo gelato si mangerà al ristorante

Un gusto che però non si troverà accanto a nocciola e pistacchio nel banco della gelateria, ma che rappresenta il tocco fresco nella composizione di piatti curiosi degli chef. “E’ un gelato che non ha nulla a che vedere con i gusti classici da cono o coppa. Mettere Cacio e Pepe tra le proposte in bancone sarebbe fallimentare: si mangia a piccole dosi, e con accompagnamenti salati - spiegano Giorgio Carlo Bianchi e Guido Muraglie - Noi insegniamo a farlo agli chef che non necessariamente dovranno disporre di macchinari enormi. Si può fare anche a casa, volendo: basterà scaldare latte e panna, sciogliere i solidi lasciando il pecorino per ultimo mescolando per bene. Poi si fa raffreddare il composto e si trasferisce in gelatiera.” 

A fare da apripista, ormai un decennio fa, furono i gelati al Parmigiano e al gorgonzola, primi gusti gastronomici moderni. Li si vedeva spuntare in menu, soprattutto nei grandi ristoranti emiliani, piemontesi e lombardi, accanto a pere al vino rosso, con topping di aceto balsamico di Modena Igp, o ancora come quenelle “ardita” (perchè raffreddava il piatto!) posata su un risotto.

Sebbene non sia nazionalpopolare, il gelato gastronomico piace agli chef e stuzzica il palato dei commensali più aperti alla sperimentazione. I gelatieri, oltre alle creme e alla frutta, si spingono a creazioni con pesce, verdura e forme stagionate.

Come si mangia il gelato Cacio e Pepe? Tra abbinamenti semplici e audaci

Per semplificare la questione dovremmo partire dalla materia prima predominante, ossia il formaggio. Con cosa si sposa a meraviglia il pecorino? Frutta come pere, uva, albicocche, (che anche con la nota pepata non stonano), ma anche noci, pecan, nocciole, e verdure. Ideale da servire in mini pallina come finger food, sopra un crostino, ma anche accanto a delle frittelle di zucchina, a fiori di zucca in pastella, al purè di fave. Esistono anche gli azzardi: “Abbiamo pensato anche a una Cacio e Pepe fredda: una pasta audace (i puristi della cucina romana storceranno il naso, ma apriamo gli orizzonti, ndr), tipo maccheroni grandi o paccheri ripieni di gelato." 

Gelato gastronomico d’autore: i gusti più particolari creati dagli chef

La Cacio e Pepe è un trend gastronomico, e il gelato segue il grandioso rispolvero della più classica delle paste romane in questo ultimo periodo. Ma le quenelle salate, cremose o a sorbetto, sono state spesso firma di autorevoli chef stellati e maestri gelatieri del firmamento nazionale. Basti pensare, senza allontanarsi troppo e spostandosi ai Castelli Romani, al gelato alla Carbonara di Dario Rossi, nel suo Greed a Frascati, o al sorbetto al ragù e il gelato al vitello tonnato di Stefano Guizzetti di Ciacco (Parma e Milano). A lasciare il segno - e a essere riproposti anche oggi - sono stati anche il celebre Croccantino al Foie Gras e Aceto balsamico di Massimo Bottura; il gelato Coniglio e Caviale Oscetra e Asparagi di Ernesto Iaccarino; il gelato al pane di Davide Oldani; il Cioccolato con olive taggiasche e gelato ai capperi di Carlo Cracco, o il Viaggio intorno a un'alice" di Moreno Cedroni.

“A riuscire meglio in assoluto - non hanno dubbi Bianchi e Muraglie- sono i gusti a base di formaggio come gorgonzola, a cui noi aggiungiamo speck croccante e noci; blu di capra; alla burrata; caprino; parmigiano, oppure a base di vegetali: carciofo, ciliegino (ottimo in abbinamento con le carni brasate), ai ceci (fatto con olio d'oliva e ceci), una sorta di hummus gelato. “Basta saper superare l’iniziale reticenza e lasciarsi stupire: un assaggio e sembra di assaporare il piatto in ogni sentore, consistenza, temperatura e forma diversa”.

Un business dolce (e salato)

In Italia si consumano circa tre chili di gelato a testa in un anno. Un business che nel 2021 ha fatto registrare un giro da 8,7 miliardi di euro (+25% rispetto al 2020, dati Osservatorio del Salone internazionale gelateria, pasticceria, panificazione Sigep). 36mila sono le attività. La Lombardia detiene il primato di palettine e coni (11,2% sul totale), seguita da Toscana (9,3%), Sicilia ed Emilia- Romagna (8,4%). Questo stando ai numeri riferiti al gelato tradizionale, anch’esso sempre aderente a gusti e necessità del consumatore (senza lattosio, ipoglicemico, vegan).

Il gelato gastronomico segue un binario parallelo, ma è un punto d’incontro diplomatico tra chef e gelatieri, tra dolce e salato. “L’affermazione del gelato gastronomico moderno è il punto d’incontro tra il gelato artigianale italiano e la ristorazione di qualità, dove la valorizzazione dei prodotti del territorio – un pecorino DOP insieme a una frutta di stagione – esalta dolce e salato insieme”, hanno commentato i vertici dell’Associazione Italiana Gelatieri (AIG), Claudio Pica segretario generale e il presidente Vincenzo Pennestrì. La sinergia tra gelatieri e chef ha infatti determinato un aumento delle vendite del 30%, secondo le stime dell’AIG, soprattutto nelle regioni del Centro Sud Italia. Roma è la città in cui il gelato gastronomico è più richiesto, e i piatti simbolo - Cacio e Pepe su tutte - diventano glacée.

Eleonora Lanzetti

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