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Chimichanga. Perché è meglio sapere cos’è prima di ordinarlo

pubblicata il 20.02.2024

Questa storia inizia a Tucson, in Arizona. Ambientazione desertica, Morricone sound, siamo negli Anni Ruggenti. Monica Flin, di cui ci resta solo un ritratto in età matura, è la proprietaria di El Charro Cafè, un locale che prepara burros, come chiamano qui i burritos. Un burro le cade accidentalmente nell’olio bollente, Monica doveva essere una donna forte e temeraria per gestire un locale, forse da sola e negli anni 20. Quando il burrito finisce nella pentola sbagliata sta per imprecare ma, si accorge della presenza di bambini in cucina, si corregge e urla ‘chimichanga!’.

Vediamo: è un’esclamazione che non significa nulla, una specie di ‘porca paletta’ o ‘porca puzzola’, solo più musicale ed esotico. La storia del chimichanga è dunque legata a un incidente e a un’assonanza con una parola scurrile. Il burro frigge fino all’anima e ne esce un ‘coso’ (questa la traduzione più accreditata di chimichanga) niente male, dorato, croccante e saporito, destinato a restare in menu per più di 100 anni

Bandiera della cucina tex-mex, il chimichanga è un grande burrito generosamente fritto. Si parte da una tortilla abbondante farcita con formaggio, riso, verdure (ovviamente cipolle), carne e fagioli. Il burrito sigillato viene fritto fino a diventare un guscio, uno scrigno croccante. Lo si serve con del guacamole, salsa ranchera (a base di peperoncino), panna acida e verdura, per sdrammatizzare forse.

La verità è che non c’è certezza su cosa ci può essere in un chimichanga, non prima di averne sfondato la crosta: pollo, manzo, pesce le varianti si sprecano. Che se ne attribuisca la nascita all’Arizona è versione condivisa, il Messico non sembra interessato a rivendicarne l’origine, Tucson e Phoenix invece se la litigano da tempo (Sharisse Johnson, presidente e amministratore delegato di Macayo's di Phoenix sostiene che sia stato suo padre Woody il primo a prepararlo).

Qualcuno scrive che un cuoco, spinto da qualche tequila di troppo, abbia dichiarato “l’unica cosa migliore di un burrito è un burrito fritto” e così sia nato questo rotolo godereccio. Ma sono tutte leggende, come direbbe Tarantino: nessuno di cui fidarsi.

A. M.

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