Olio d'oliva, elisir di lunga vita...anche per il cervello
Non poteva che essere a firma italiana lo studio che ha individuato i benefici dell’olio d’oliva per il cervello. Una ricerca del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), selezionata dalla prestigiosa Fondazione Veronesi, infatti, ha portato alla luce un nuovo aspetto tra gli innumerevoli benefici di questo ingrediente fondamentale, immancabile sulla tavola degli italiani e degli altri Paesi vicini – pilastro, non a caso, della dieta mediterranea – e cioè il suo contributo alla salute e alla longevità del cervello. Dai primi risultati sembra infatti che l’olio, lungi dall’essere solo fragrante e delizioso, possa contrastare e rallentare l’invecchiamento cognitivo.
Lo studio è realizzato dalla squadra del dottor Giorgio D’Andrea, ricercatore dell’Istituto di Biologia Cellulare e Neurobiologia del CNR di Roma, tra i vincitori dei Grant 2021, le prestigiose borse di ricerca assegnate dalla Fondazione Veronesi, che ogni anno seleziona accuratamente i ricercatori che risultano più meritevoli in ambito biomedico. Grazie a questo il CNR, in collaborazione con l’Università della Tuscia e l’Università LUMSA di Roma, ha potuto evidenziare un ruolo benefico e, si potrebbe dire, strategico per un Paese che invecchia sempre di più, tanto che circa un quarto della popolazione italiana è oggi over 65. D’Andrea – con la sua indagine, al momento in fase di test – vuole studiare i meccanismi coinvolti negli effetti dell’olio d’oliva sul cervello, per confermare un ulteriore, prezioso beneficio di questo meraviglioso ingrediente.
Già nel 2018 la Food and Drug Administration (FDA), l’ente governativo statunitense che vigila sulla regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici, aveva addirittura definito l’olio d’oliva una medicina, proprio per effetto delle prove scientifiche del contributo di questo ingrediente alla prevenzione di malattie cardiovascolari e deficit cognitivi – patologie e fenomeni particolarmente frequenti all’avanzare dell’età –, oltre che alla riduzione del rischio del diabete mellito di tipo II e in aggiunta alla sua capacità di ridurre il rischio di alcune tipologie di cancro grazie alle sue proprietà antinfiammatorie.
Ovviamente non basta abbondare nei condimenti – anzi, non bisogna dimenticare che si tratta pur sempre di un alimento molto calorico, di cui non bisogna abusare (la giusta dose è di circa tre cucchiai al giorno) e che va usato possibilmente a crudo – per garantirsi un cervello in salute, ma i risultati sono comunque interessanti. Soprattutto se si considera che nel nostro Paese se ne consumano complessivamente 500mila tonnellate, come in Spagna e secondi in Unione Europea solo ai cugini greci (che ne consumano 12 kg a testa annui). Che questo “grasso buono” – calorico al pari del burro, ma con tanti benefici in più per la salute, a partire dal contenuto in preziosi grassi Omega 3, gli stessi delle noci – sia uno degli ingredienti della lunga vita e della relativa buona salute degli italiani è certamente possibile, ma la novità è semmai il portato dei suoi effetti sul cervello. Lo studio del CNR, infatti, unico al mondo di questo tipo, ha analizzato proprio l’effetto dell’idrossitirosolo – una sostanza dalle importanti proprietà antiossidanti – sulle cellule staminali del cervello, assieme alle altre preziose sostanze contenute in questo vero e proprio “oro verde” con cui condiamo l’insalata, come l’acido oleico, i grassi polinsaturi, la vitamina A e la vitamina E.
È quindi – soprattutto se utilizzato in sostituzione di altri condimenti poco sani come burro, margarina e strutto – una buona notizia per la salute umana (oltre che per l’economia dei Paesi produttori d’olive) che la domanda mondiale di olio sia in crescita negli ultimi anni; in parte è proprio l’effetto della nuova consapevolezza della salubrità di questo grasso, provata da numerosi studi scientifici, che hanno contribuito a incrementare la richiesta anche in Paesi in cui non è certo un alimento tradizionale (come Stati Uniti e Giappone) da parte di chi è più attento alla qualità di quel che mette a tavola. Una buona abitudine che, dall’Italia, si sta diffondendo: un elisir di lunga vita, ora anche per il cervello.
di Silvia Granziero
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